Nel 2014 Emanuele
Schibotto mi ha fatto un'intervista che è stata pubblicata nel sito Equilibri. Dal momento che l'intervista non è più in rete la pubblico nel mio blog. L'argomento dell'intervista è il mio libro intitolato Dall'11 settembre a Barack Obama. La storia contemporanea nei fumetti pubblicato da NPE nel 2013.
Altre interviste:
Simone Rastelli su Lo Spazio Bianco.
Stefania Povolo su Trento Blog.
Carlo Martinelli al Social Stone.
Recensioni del libro:
Giulio C. Cuccolini su Fumo di China.
Marco Pontoni su La voce di New York.
Carlo Martinelli su Trentino e Alto Adige.
Fabio Volino su Comicus.
Davide Occhicone su Postcard Cult.
Luca Benedetti su Mangialibri.
Il libro in rete:
Il sommario.
Il primo capitolo.
Il paragrafo 6.2 (Capitan America di John Ney Rieber e John Cassaday).
Il paragrafo 6.12 (Sacro terrore di Frank Miller).
Simone Rastelli su Lo Spazio Bianco.
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Recensioni del libro:
Giulio C. Cuccolini su Fumo di China.
Marco Pontoni su La voce di New York.
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Davide Occhicone su Postcard Cult.
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Il libro in rete:
Il sommario.
Il primo capitolo.
Il paragrafo 6.2 (Capitan America di John Ney Rieber e John Cassaday).
Il paragrafo 6.12 (Sacro terrore di Frank Miller).
QUAL'ERA
IL TUO OBIETTIVO NELLO SCRIVERE QUESTO VOLUME? QUALE MESSAGGIO
INTENDI COMUNICARE?
Ben
prima di pensare a questo libro avevo letto alcuni fumetti nei quali
gli autori avevano affrontato il tema degli attentati dell’11
settembre e preso posizione sulla Guerra al Terrore. Ad eccezione de
L’ombra
delle Torri
di Art Spiegelman e di alcuni fumetti brevi pubblicati in
un’antologia intitolata 9-11
vol. 1. Artists Respond,
caratterizzati per lo più dall’essere autobiografici, si trattava
di opere di finzione utilizzate dagli autori per esprimere il proprio
punto di vista sull’11 settembre e sulla politica estera
dell’amministrazione Bush: Ex
Machina
di Brian K. Vaughan e Tony Harris (un supereroe improvvisato salva
una delle Torri Gemelle dall’attacco dei terroristi, e grazie alla
fama procuratagli da questa azione vince le elezioni amministrative a
New York), Ultimates
di Mark Millar e Bryan Hitch (una versione reazionaria dei
Vendicatori in cui i supereroi sono usati dal governo americano come
armi di distruzione di massa), The
Pro
di Garth Ennis e Amanda Conner (una prostituta supereroina rimprovera
dei supereroi derivati da Batman e Superman di non essere riusciti a
sventare gli attentati), DMZ
di Brian Wood e Riccardo Burchielli (una New York devastata dai
bombardamenti – lo scrittore risiede nella metropoli e ha preso
spunto da quanto visto l’11 settembre – fa da sfondo a una guerra
civile interna agli Stati Uniti) e altri.
Inizialmente,
dunque, ero interessato a due filoni: l’uso del fumetto per fare
cronaca e per esprimere opinioni politiche. In seguito, mano a mano
che ho raccolto materiale (non solo fumetti, ma anche opere di
saggistica non legate ai fumetti), ho ampliato lo sguardo e aggiunto
argomenti nuovi al nucleo iniziale.
IL LIBRO, PAR DI CAPIRE, E' CENTRATO SU DUE POLI PRINCIPALI: STATI UNITI ED EUROPA. PER QUALE MOTIVO? PERCHE' LA LETTERATURA FUMETTISTICA DI RIFERIMENTO PROVIENE DALL'OCCIDENTE OPPURE PERCHE' HAI RITENUTO IMPORTANTE ANALIZZARE SOLO QUESTE DUE AREE?
IL LIBRO, PAR DI CAPIRE, E' CENTRATO SU DUE POLI PRINCIPALI: STATI UNITI ED EUROPA. PER QUALE MOTIVO? PERCHE' LA LETTERATURA FUMETTISTICA DI RIFERIMENTO PROVIENE DALL'OCCIDENTE OPPURE PERCHE' HAI RITENUTO IMPORTANTE ANALIZZARE SOLO QUESTE DUE AREE?
Ho
scelto di occuparmi in maniera sistematica dei fumetti realizzati
dagli autori di lingua inglese e di dedicare spazio anche ad alcuni
fumetti dell’Europa continentale. Non conoscendo lingue come
l’arabo e il giapponese, e non esistendo fumetti di importanza
fondamentale scritti in queste lingue e tradotti in italiano, sono
stato costretto a pormi dei limiti.
Quando
ho iniziato a scrivere il libro non immaginavo che i fumetti su 11
settembre, Guerra al Terrore, elezione di Barack Obama e morte di
Osama bin Laden fossero così tanti. Se al principio avessi deciso di
prendere in considerazione la produzione fumettistica a livello
globale, probabilmente sarei dovuto ritornare sui miei passi a causa
della mole di lavoro richiesta. Inoltre non ci sarebbero state pagine
a sufficienza per occuparmi di tutti i fumetti!
Penso
che sarebbe possibile scrivere un altro libro sull’epoca della
Guerra al Terrore nei fumetti italiani.
LA BIBLIOGRAFIA DELL'OPERA E' MOLTO NUTRITA. QUALI SONO STATI I LIBRI DI RIFERIMENTO (OLTRE AI FUMETTI) PER LA CONSULTAZIONE?
LA BIBLIOGRAFIA DELL'OPERA E' MOLTO NUTRITA. QUALI SONO STATI I LIBRI DI RIFERIMENTO (OLTRE AI FUMETTI) PER LA CONSULTAZIONE?
Un
libro importante è stato Writing
the War on Terrorism
di Richard Jackson (Manchester University Press, 2005). In questo
saggio l’autore ha analizzato il linguaggio utilizzato da George W.
Bush e dai membri del suo governo all’indomani degli attentati
dell’11 settembre 2001, e le ricadute che queste scelte
linguistiche, accettate e subito assorbite dai mass media, ebbero
sull’opinione pubblica. Jackson non si è occupato di fumetti nel
suo libro: trovo che individuare come i fumettisti abbiano reagito al
linguaggio proposto in maniera aggressiva dall’amministrazione Bush
sia una sorta di prosecuzione e sviluppo del tutto nuovi del lavoro
fatto dallo studioso inglese.
Se
si eccettua una breve favola reazionaria – ha come protagonisti un
elefante (gli Stati Uniti) e una banda di topi di fogna (i
terroristi) – di Stan Lee e Marie Severin, nella quale sono ripresi
in maniera pedissequa i vocaboli più caratteristici e le
argomentazioni dei discorsi fatti da Bush all’indomani dell’11
settembre, mi sembra che i fumettisti siano stati refrattari alla
retorica proposta da quel governo. Come esempi di fumetti nei quali
il linguaggio di Bush è stato criticato si possono citare L’ombra
delle Torri
di Art Spiegelman, The
Boondocks
di Aaron McGruder
e Doonesbury
di Garry B. Trudeau.
Da
Writing
the War on Terrorism
e da un altro libro interessante sullo stesso argomento (Linguaggio
collaterale. Retoriche della “guerra al terrorismo”
a cura di John Collins e Ross Glover, pubblicato in Italia da ombre
corte)
ho preso spunto per scrivere l’intero quarto capitolo.
È
stata molto utile anche la lettura di Diplopia
di Clément Chéroux (Giulio Einaudi Editore, 2010), un saggio nel
quale l’autore ha analizzato le fotografie degli attentati dell’11
settembre pubblicate su circa quattrocento quotidiani americani
usciti l’11 e il 12 settembre 2001, Shock
Economy. L’ascesa del capitalismo dei disastri
di Naomi Klein (RCS Libri, 2007), che è alla base di due fumetti di
Joe Sacco (Nostradamus
Project,
uscito nel volume antologico 12
settembre)
e Roberto Recchioni e Matteo Cremona (David
Murphy – 911),
Il
conflitto israelo-palestinese
di James L. Gelvin (Giulio Einaudi Editore, 2007), Arteterapia.
L’arte che cura
di Cathy A. Malchiodi (Giunti Editore, 2009) e altri.
CI PUOI DESCRIVERE LE DIFFERENZE NEL TRATTARE LA STORIA CONTEMPORANEA TRA MAINSTREAM DEI FUMETTI STATUNITENSI E GLI EDITORI EUROPEI?
Premetto
che non mi sono occupato in maniera sistematica dei fumetti europei.
Senza dubbio fra fumetti statunitensi ed italiani c’è una
differenza quantitativa. Negli Stati Uniti i fumetti sono pubblicati
in modo tale per cui viene data la possibilità a tantissimi autori
di essere pubblicati ed esprimere le proprie opinioni presso un vasto
pubblico. Mi riferisco al fatto che negli Stati Uniti escono ogni
mese più di quattrocento albi con fumetti di circa ventidue pagine e
i quotidiani ospitano un ragguardevole numero di strisce (questa
forma di pubblicazione, sebbene in declino, offre ancora spazio a
molti autori). In Francia invece il mercato del fumetto è vasto e
paragonabile quanto a dimensioni a quello degli Stati Uniti.
Al
di là di queste considerazioni sulla quantità di fumetti
pubblicati, è importante sottolineare come negli Stati Uniti gli
autori siano stati rapidi ad affrontare il tema degli attentati
dell’11 settembre e come i temi dell’11 settembre e della Guerra
al Terrore abbiano pervaso un numero elevato di opere.
In
Italia invece, salvo eccezioni (credo che l’unica eccezione sia un
fumetto di Roberto Recchioni pubblicato su Lanciostory
nel 2001), non c’è stata l’esigenza immediata da parte degli
autori di confrontarsi con quello che era successo l’11 settembre e
ci sono state meno occasioni di parlare della Guerra al Terrore.
Non
c’è una sola spiegazione a questa differenza di approccio.
Innanzitutto si può notare che il fumetto italiano è storicamente
meno incline a occuparsi dei fatti di cronaca contemporanea rispetto
a quello statunitense. In secondo luogo, come detto sopra, meno
sbocchi per gli autori significa meno occasioni per esprimersi.
Infine non bisogna dimenticare che molti fumettisti abitano a New
York e che nella Grande Mela hanno sede case editrici importanti come
Marvel e DC Comics. Per quanto gli Italiani siano stati toccati da
quello che è successo l’11 settembre, e per quanto i mezzi di
comunicazione abbiano abbattuto la distanza fra l’Italia e New
York, in Italia il crollo delle Torri è stato vissuto solo in via
mediata. Invece i newyorkesi (e quindi gli autori di fumetti) erano
in mezzo alla nuvola di polvere che si sollevava da Ground Zero. Non
c’è da stupirsi che molti di loro abbiano voluto sedersi
immediatamente al tavolo da disegno per raccontare.
COME GIUDICHI I LAVORI DI GRAPHIC NOVEL? SECONDO TE I JOE SACCO E GUY DELISLE INIZIANO AD ESSERE APPREZZATI ANCHE IN ITALIA OPPURE PERMANE UNA CONSIDERAZIONE MINORE?
In
Italia c’è molto interesse per le opere di cronaca a fumetti, che
riescono a catturare l’attenzione dei giornalisti e di un pubblico
nuovo che in precedenza non seguiva i fumetti con costanza o era
lontano da questo linguaggio.
Non
c’è quindi da stupirsi che Joe Sacco, uno dei padri e degli autori
migliori di graphic journalism, abbia un buon seguito. Anche Guy
Delisle è un autore che merita attenzione. Tra l’altro il rinato
interesse di Mondadori e Rizzoli per il fumetto passa anche per
questi due autori: la prima pubblica Sacco e la seconda Delisle.
A
proposito del legame fra graphic novel e 11 settembre e Guerra al
Terrore mi ha stupito il fatto che questi argomenti siano stati quasi
del tutto ignorati dagli autori italiani (un’eccezione è la
biografia a fumetti di Julian Assange scritta da Dario Morgante e
disegnata da Gianluca Costantini).
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