venerdì 1 aprile 2011

La maledizione degli omonimi: esce l'autobiografia di Sergio Bonelli


Lo scorso febbraio quotidiani e telegiornali hanno dato la notizia che Sergio Bonelli, quel Sergio Bonelli che pubblica Tex e Dylan Dog e ha creato Zagor e Mister No, era coinvolto nello scandalo affittopoli del Pio Albergo Trivulzio di Milano. Il fumettista Sergio Bonelli ha smentito la notizia affermando che il Sergio Bonelli coinvolto nello scandalo degli affitti a prezzi agevolati era un omonimo.
L'episodio, che ha messo ingiustamente in cattiva luce la casa editrice Sergio Bonelli Editore e il suo titolare, ha spinto il vero Sergio Bonelli a scrivere una breve autobiografia che sarà pubblicata domani da Mondadori. Il libro, intitolato La maledizione degli omonimi, avrà come tema gli incontri di Sergio Bonelli con i suoi omonimi e sarà impreziosito dalle illustrazioni di Claudio Villa, Gallieno Ferri, Roberto Diso e altri storici collaboratori della casa editrice milanese di fumetti.

 Ritratto di Sergio Bonelli realizzato da Claudio Villa

Dal desiderio di denunciare le ingiustizie subite per colpa dei suoi omonimi è nato un libro a tratti surreale e a tratti avventuroso, nel quale Sergio Bonelli mostra come dalla semplice omonimia nascano situazioni kafkiane che rendono la vita - per usare una metafora pittorico-architettonica - più simile a un quadro di Escher che a una di quelle palazzine abusive tutte storte progettate da Sergio Bonelli (naturalmente il Sergio Bonelli n. 3).
Un altro Sergio Bonelli era già assurto alle cronache nel 1992 quando venne gambizzato da due malviventi all'angolo tra via Alfieri e piazza Morselli a Milano. Era il professor Sergio Bonelli, primario del reparto di anestesia e rianimazione dell' ospedale di Rho. Quello che nessuno sa, e che sarà svelato con dovizia di particolari nell'autobiografia, è che un'ora prima i due aggressori avevano rintracciato il fumettista Sergio Bonelli e minacciato di sparargli alle gambe. Gli avevano chiesto se era il Bonelli anestesista e lui aveva negato, dicendo che era il Bonelli editore di Tex. Fortunatamente uno dei due malviventi era un espertissimo lettore bonellomane che aveva sottoposto Bonelli a un difficilissimo quiz su Zagor, Ken Parker e Il Piccolo Ranger per verificare la sua identità. Bonelli si salvò rispondendo correttamente a quattro domande su cinque.


La situazione si complica quando il nome "Sergio Bonelli" viene adottato da mitomani e impostori. E' quello che successe nei primi anni '80 a Manaus nel cuore della Foresta Amazzonica, dove Sergio Babelli di Termoli finse di essere l'editore di fumetti. Babelli faceva credere ai turisti italiani di essere il Sergio Bonelli fumettista e di avere abbandonato l'attività di scrittore per fare il pilota. Diceva che sorvolare l'Amazzonia a bordo del piper era il suo vero sogno e che aveva scritto Mister No con la segreta intenzione di mettere da parte una somma di denaro sufficiente per comperare l'aereo.
Mentre Sergio Bonelli scriveva questo episodio della sua autobiografia piombò dalla finestra nel suo ufficio uno strano nano che il fumettista scambiò per un indio dell'Amazzonia. Si impaurì perché di primo acchito pensò che era un cannibale inviato da un editore nemico per assassinarlo con un dardo intriso nel curaro, come ne Il segno dei quattro di Arthur Conan Doyle. In realtà era un italiano quattordicenne cotto dalle lampade solari. Aveva uno stuzzicadenti infilato nel naso e le orecchie forate. Era atterrato nel suo studio mentre faceva il balconing sui tetti di via Buonarroti. Si chiamava Sergio Bonelli.