giovedì 13 maggio 2010

L'Iraq di Garth Ennis


Nel libro Garth Ennis - Nessuna pietà agli eroi è stato pubblicato un mio saggio dedicato a Hitman di Garth Ennis e John McCrea.

Link utili:
Blog della casa editrice Edizioni XII.
Gli autori del libro.
Indice del mio pezzo.

Vi faccio leggere il paragrafo 6.3.2

Clicca qua per leggere il paragrafo 6.3.1


In rete c'è anche Etica e politica nei fumetti di Garth Ennis:
6.5.1 e 6.5.2.
prima metà del paragrafo 6.5.3.
seconda metà del paragrafo 6.5.3.
6.5.4.
6.5.5.
6.5.6.



6.3.2 Iraq
Il 2 agosto 1990, l’Iraq invase il Kuwait accampando un antico diritto di sovranità sul territorio occupato dal piccolo Stato che si affaccia sul Golfo Persico. La reazione degli Stati Uniti, che temevano un’estensione del conflitto alla vicina Arabia Saudita con ripercussioni sui loro interessi petroliferi nell’area, fu immediata: poche ore dopo avere appreso la notizia dell’invasione del Kuwait, i diplomatici statunitensi e kuwaitiani convocarono il Consiglio di Sicurezza dell’onu che condannò l’invasione voluta
da Saddam Hussein e chiese il ritiro delle truppe irachene.
Nei mesi successivi gli Stati Uniti schierarono nel Golfo Persico più di 700.000 soldati, dapprima per difendere l’Arabia Saudita dalle mire espansionistiche di Saddam Hussein e successivamente per attaccare l’Iraq. L’operazione Desert Storm, condotta da una coalizione di 35 Stati, guidata dagli Stati Uniti e composta, tra gli altri, da Gran Bretagna, Italia e Francia, iniziò il 16 gennaio 1991 e si concluse il 28 febbraio. La disparità fra le forze in campo fu tale che gli Stati Uniti riuscirono a bombardare l’Iraq per un mese senza incontrare mai alcun tipo di opposizione da parte dell’aviazione irachena, e la campagna di terra durò solo un centinaio di ore.
In Hitman Ennis evidenzia l’assenza di un vero scontro frontale fra le truppe della coalizione e l’esercito iracheno. La guerra del Golfo è la guerra della pioggia di missili su una lontana Baghdad, che i soldati della coalizione videro solo dagli aerei, sui radar o addirittura in televisione, e del fuoco amico, che per errore uccideva i commilitoni.
Ennis recupera questi due elementi quando scrive una storia1 nella quale Tommy Monaghan e Natt il Cappello partecipano al conflitto. Per errore l’aereo da trasporto fa sbarcare i due personaggi in mezzo al deserto, a cento miglia di distanza dal teatro dei combattimenti; in piena notte, e convinti di essere in una zona di guerra, Tommy e Natt si imbattono in un gruppo di soldati della SAS e, scambiandoli per un plotone della Guardia Repubblicana di Saddam Hussein, li uccidono.
L’episodio di fantasia rispecchia quello che successe a quasi tutti i soldati inviati veramente nel Golfo Persico, che furono così lontani dalla guerra da non essere riusciti a vederla a occhio nudo (prima parte del racconto, dove Tommy è perso nel nulla delle tenebre del deserto) e, quando vi si imbatterono, fu in molti casi per colpa del fuoco amico2.
Come possono emergere quelle figure tragiche tanto amate e rispettate da Garth Ennis in una guerra dove l’unico americano veramente vicino al teatro dei combattimenti era un inviato della CNN a Baghdad e dove le perdite della coalizione nei combattimenti ammontarono solamente a 213 soldati (a fronte delle ingenti perdite subite dagli iracheni)?
Lo sceneggiatore trova una risposta in un’altra storia della serie, l’Annual3 disegnato da Carlos Ezquerra. Tommy si reca in uno sperduto paesino del Texas dove ha occasione di chiacchierare con un reduce di guerra che è rimasto invalido. L’uomo racconta che, dopo la cessazione delle ostilità, stava perlustrando un’area sospetta assieme alla sua squadra. In base alle informazioni fornite dai suoi capi nello stabilimento dovevano esserci solo armi ordinarie e non le famigerate armi chimiche ma, mentre i soldati stavano setacciando il locale, da un bidone si sprigionò un gas giallo che li rese invalidi. Ritornato a casa, l’uomo fece richiesta di una pensione di guerra, ma l’esercito la negò perché era stato perso il foglio con l’ordine di perlustrazione: il soldato non doveva trovarsi nel luogo dell’incidente, quindi era colpa sua se era rimasto invalido.
L’episodio di fantasia può essere (simbolicamente) assimilato a quanto successe a 50.000 soldati statunitensi che, dopo la conclusione della guerra, contrassero la cosiddetta sindrome del Golfo, una malattia che attaccava il sistema immunitario ed era causa di gravi malformazioni nei loro figli. Il morbo è stato attribuito a un vaccino sperimentale che il Pentagono aveva somministrato indistintamente a tutti i soldati inviati nel Golfo Persico.
Nella guerra tecnologica i soldati non sono più in balia di generali che li mandano al macello in combattimenti impossibili e inutili, però subiscono lo stesso le conseguenze di decisioni scellerate prese dall’alto.

Continua qua:
6.3.3 - L'Africa.

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