giovedì 15 luglio 2010
Etica e politica nei fumetti di Garth Ennis: Le piccole comunità (prima parte)
Nel libro Garth Ennis - Nessuna pietà agli eroi è stato pubblicato un mio saggio dedicato a Hitman di Garth Ennis e John McCrea.
Link utili:
Blog della casa editrice Edizioni XII.
Gli autori del libro.
Indice del mio pezzo.
Di seguito pubblico la prima metà del paragrafo 6.5.3.
Il paragrafo 6.5.3 va letto dopo i paragrafi 6.5.1 e 6.5.2.
In rete c'è anche:
Il tema della guerra nella serie Hitman
6.3.1 - La battaglia del ponte Langstone.
6.3.2 - L'Iraq.
6.3.3 - L'Africa.
6.5.3 Piccole comunità
Al disprezzo verso le immense entità statali, rappresentato simbolicamente in una tavola di Chronicles of Wormwood dove i principali capi di Stato del Novecento fanno da portantini al Diavolo (1), fa da contrappeso una riflessione sul modo di reagire.
In più di un’occasione Ennis si rifà all’impostazione alla base del film I guerrieri diretto da Brian G. Hutton (2). Un manipolo di soldati americani guidati da Kelly (Clint Eastwood) decide di approfittare di un congedo di tre giorni per attraversare le linee nemiche sul fronte francese e rapinare la banca di un piccolo paese che custodisce 14.000 lingotti d’oro. Il gruppo agisce in modo autonomo e illegale senza che ci siano stati ordini dall’alto e senza avvisare i superiori.
Il generale che comanda le truppe stanziate nella zona scopre che Kelly e i suoi compagni stanno attaccando valorosamente il nemico ma non sa quale sia il vero scopo dell’iniziativa. Impantanato in una guerra di posizione contro le truppe tedesche, il generale vede l’attacco sferrato da Kelly come un atto eroico da premiare con la medaglia al valore e si mette subito in marcia per dare man forte ai soldati in prima linea.
Gli eroi di Kelly riescono a espugnare la banca e a scappare con il bottino proprio mentre il generale entra nel paese e viene accolto da una folla di francesi che festeggiano la liberazione dai tedeschi. Ma né a Kelly né al generale importa nulla della liberazione, che è solo la conseguenza di azioni che hanno come obiettivo rispettivamente l’arricchimento e la gloria.
È questa scollatura che interessa a Ennis e che viene ripresa in molti suoi fumetti. Al sistema ufficiale – rappresentato dal generale affamato di gloria che elabora i piani di attacco lontano dal campo di battaglia – si affianca, senza eliminarlo, un sistema di valori completamente diverso. Kelly, per velocizzare i tempi e concludere la sua missione prima di essere scoperto dal generale, arriva addirittura a scendere a patti con il soldato tedesco che difende la banca con il temibile carro armato Tigre. L’alleanza fra i due è in totale antitesi rispetto alla guerra che viene combattuta fra le nazioni di cui sono cittadini e soldati.
La struttura de I guerrieri è presente innanzitutto in un episodio natalizio di Hellblazer (3) dove John Constantine stringe amicizia con il Signore delle Danze. Il personaggio triste e trasandato racconta che un’epoca allegra e ricca di feste, orge e baccanali fu interrotta bruscamente dall’avvento del cristianesimo:
“Fu una cosa difficile da accettare. All’inizio non capivo perché il riso, l’amore e la lussuria dovessero essere distrutti e sostituiti con qualcosa di così freddo e pacato.
“E poi ho capito. Il pensiero che la gente fosse triste rendeva felici i politici e gli ecclesiastici… La felicità della gente era qualcosa di cui erano gelosi semplicemente perché non avevano voce in capitolo.
“Come puoi ordinare a un uomo di sentirsi bene? O legiferare sulla felicità di una donna? Era lì che stava il loro potere, nel fare regole. Gli avevamo preso il potere con una semplice danza, questo fu il nostro crimine.
“Odiarono ‘Io vivo!’ per un’unica ragione. Nessuno gli aveva chiesto se andava bene dirlo”. (4)
John Constantine porta lo Spirito in un pub dove si ubriacano e si divertono fino a notte fonda, ricreando l’atmosfera che il potere costituito aveva fatto di tutto per spegnere.
L’impostazione mutuata da I guerrieri, già di per sé visceralmente politica, lo diventa ancora di più quando Ennis utilizza le sue opere anche per chiedersi come e perché gli uomini dovrebbero creare delle comunità alternative a quelle statuali. Questa indagine è svolta su Preacher e Hitman, due serie che non a caso
sono state scritte parallelamente.
Nel ciclo di episodi di Preacher intitolato Salvation (5), il reverendo Jesse Custer giunge nella piccola cittadina texana di Salvation dove viene presto nominato sceriffo e, per conto degli abitanti del paese, inizia una battaglia con Odin Quincannon, ricco magnate dell’industria della carne che ha costruito una fabbrica
gigantesca nella zona.
L’attrito fra Odin Quincannon e i cittadini di Salvation, che devono subire continuamente i soprusi del proprietario e dei dipendenti dello stabilimento, riflette in modo esplicito quanto avviene su scala nazionale e mondiale. L’immensa macelleria che sorge al di fuori del paese è un simbolo delle grandi corporazioni che si intrecciano in maniera lobbistica e inestricabile con la classe politica statunitense: Quincannon si appoggia in
continuazione a un avvocato, controlla la polizia con le mazzette, compera i senatori (si vanta addirittura di avere avuto sul libro paga un presidente, probabilmente Nixon), minaccia di adire a vie legali. La fabbrica di Salvation si comporta, su piccola scala, come le compagnie che di fatto detengono il potere a Washington.
La frattura fra l’industria e gli abitanti di Salvation è sottolineata dal fatto che i capitali investiti nella fabbrica non appartengono ai cittadini del paese texano e i lavoratori non fanno parte della comunità locale. La macelleria e l’apparato di potere e corruzione grazie al quale prospera gravano sui cittadini di Salvation senza che questi li abbiano voluti e senza che possano sbarazzarsene. Nella metafora, la fabbrica rappresenta il Moloch statale/corporativo che opprime i cittadini.
NOTE
(1) Garth Ennis, Jacen Borrows, Chronicles of Wormwood n. 5, Avatar Press Inc., Urbana 2007, pp. 18-19. Nella tavola si vedono Ronald Reagan, Michail Gorbačëv, Saddam Hussein e altri capi di Stato.
(2) Brian G. Hutton, Kelly’s Heroes (titolo italiano: I guerrieri), Avala Film, Katzka-Loeb, Metro-Goldwyn-Mayer (MGM) USA 1970.
(3) Garth Ennis, Steve Dillon Hellblazer n. 49, DC Comics/Vertigo, New York 1992. [si veda a tal proposito il paragrafo 1.2. N.d.C.]
(4) “It was a difficult thing to accept. At first I didn’t understand why laughter and love and lust had to be destroyed and replaced with something so cold and staid.“(…) And then I understood. Though the people were downhearted, the lawmakers and the churchmen were happy… For the peoples delight was something they had been jealous of – Simply because they had no say in it.
“How can you order a man to feel good? Or legislate for a woman’s delight? For that’s where their power lies – In making rules. We had taken their power from them, just by dancing, and that was our crime.
“They hated ‘I live!’ for one reason alone. Nobody asked them if it was all right first”. Ibid.
(5) Garth Ennis e Steve Dillon, Preacher n. 41-50, DC Comics/Vertigo, New York 1998-1999 [si veda anche il paragrafo 4.4.7. N.d.C.].
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
-
Tutti conoscono l'ultima vignetta dei fumetti di Asterix: i Galli organizzano un banchetto a base di cinghiale per festeggiare il ritor...
-
Max Bunker ha attaccato Sergio Bonelli in un editoriale pubblicato su Alan Ford n.493. " In un “discutibile” intervento sul N° 493 di...
-
L'8 maggio è morto Carlos Trillo, uno dei più grandi e amati sceneggiatori di fumetti dell'Argentina. Trillo ha collaborato tra gl...
Nessun commento:
Posta un commento