Metto in rete un paragrafo del mio libro intitolato Dall'11 settembre a Barack Obama. La storia contemporanea nei fumetti.
Il paragrafo è dedicato a Non per la gloria di Roberto Recchioni, uscito nel 2001 su Lanciostory, e David Murphy - 911 di Roberto Recchioni (testi) e Matteo Cremona (disegni), pubblicato da Panini a cavallo fra il 2008 e il 2009.
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Le recensioni e le interviste.
Il sommario.
La descrizione del libro.
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Quinta tavola di Non per la gloria di Roberto Recchioni
Non per la gloria è il
titolo di un breve fumetto[1]
che Roberto Recchioni realizzò all'indomani degli attentati dell'11 settembre.
L'autore romano focalizzò l'attenzione sul concetto di eroismo, all'epoca
chiamato in causa dai mass media per celebrare i pompieri che persero la vita
nelle Torri Gemelle mentre cercavano di salvare le persone intrappolate negli
ultimi piani dei due grattacieli colpiti dagli aerei.
Recchioni rifletté sul concetto
di eroismo proposto dai media dopo l'11 settembre prendendo spunto dalle opere
sull'argomento a lui più care e consone. Per definire l'eroismo prese come
punto di riferimento il cinema, individuando tre modelli di eroi incarnati
principalmente da John Wayne, Sylvester Stallone e Bruce Willis. Una caratteristica
della prima parte del fumetto è la constatazione che l'idea di eroismo non è
immutabile, ma è relazionata a elementi contingenti come la situazione politica
in cui l'eroe è chiamato a operare. Così, negli anni della Guerra Fredda, Rocky
Balboa fu un eroe che si oppose al comunismo battendo sul ring il pugile
sovietico Ivan Drago, mentre Bruce Willis, nel decennio successivo
caratterizzato da una situazione di relativa pace globale, fu un eroe che salvò
tutto il Mondo impedendo che la Terra venisse distrutta da un gigantesco
asteroide.
Il tipico eroe dell'11 settembre
– il pompiere che corre verso le Torri Gemelle incurante del pericolo – fu
messo in relazione da Recchioni con il modello di eroe incarnato da Bruce
Willis in Armageddon. Nel corso di un monologo il protagonista di Non
per la gloria pensa:
Il mondo
civilizzato era in pace...
Chi aveva
bisogno di vendicatori quando non c'era più nulla da vendicare?
(…) Quello
che serviva adesso erano uomini pronti a sacrificarsi per l'amore, per l'onore
e per l'umanità...
Eroi
planetari, in grado di difenderci da ogni catastrofe.
(…) Credo sia
stato per quell'idea di eroe che divenni un pompiere.[2]
Un'altra caratteristica delle
prime tre pagine del fumetto è che sembrano autobiografiche. L'impressione è
dovuta al fatto che l'opera è narrata in prima persona e fondata su un tipo di
cinema caro all'autore. Nella seconda
metà del fumetto il presunto elemento autobiografico viene meno, dal momento
che viene mostrato ai lettori che il protagonista è un pompiere di New York.
Non viene meno invece il fatto che il fumetto sia una riflessione personale di
Recchioni sul concetto di eroismo: l'autore utilizzò un personaggio terzo – il
pompiere – per esprimere opinioni personali, come confermato dallo stesso Recchioni
in un'intervista:
Nella mia
piccola sfera personale, l’11 settembre mi ha messo a disagio nel trattare la
violenza (cosa strana per me) e mi ha fatto riflettere a lungo sulla figura
dell’eroe e di quello che dovrebbe rappresentare (“Non per la Gloria” è un
fumetto che parla principalmente di questo)…[3]
Il dirottamento di un aereo in David Murphy - 911 di Roberto Recchioni e Matteo Cremona
È interessante ampliare lo
sguardo sulla produzione del fumettista romano per capire come gli eventi degli
anni Zero, cioè la ramificata Guerra al Terrore, ma anche disastri naturali
quali lo tsunami in Asia, influirono sull'idea di eroismo che era stata
proposta all'inizio del 2001. L'opera chiave da accostare a Non per la
gloria è David Murphy – 911[4],
miniserie bonellide di quattro numeri scritta da Recchioni e disegnata da
Matteo Cremona che, proprio come il fumetto breve uscito nel 2001 su Lanciostory,
ha come protagonista un pompiere.
David Murphy, viene rimarcato più
volte nel fumetto, è il tipico pompiere di provincia che salva i gattini sugli
alberi. Un personaggio dalle intenzioni e dal comportamento puri e cristallini
(quale deve essere un pompiere che salva i gattini, e quale ci si immaginava
fosse, alla fine del 2001, un pompiere dell'11 settembre, di cui Murphy è
l'erede) è collocato dagli autori in uno scenario che ha due caratteristiche:
ha forti legami con la politica economica neoconservatrice (quindi anche
dell'amministrazione Bush) e con le opere di genere.
Quanto al secondo aspetto, David
Murphy – 911 può essere visto come una sorta di discorso metanarrativo
sulla narrativa avventurosa. Consapevole che il protagonista delle opere di
genere è sempre coinvolto in situazioni nelle quali rischia la vita, Recchioni
prese spunto da questa caratteristica e inventò una spiegazione narrativa che
giustificasse la stessa sorte toccata al suo personaggio (David Murphy
appartiene a una famiglia maledetta: generazioni addietro una strega cinese
augurò a un ascendente di Murphy e ai discendenti fino alla settima generazione
di vivere in tempi interessanti, cioè movimentati continuamente da guerre,
disastri naturali e incidenti vari di portata colossale).
Il primo aspetto invece, cioè il
legame con la politica economica neoconservatrice, è la vera pietra angolare
dell'intera opera. Se Non per la gloria era un'opera sull'11 settembre, David
Murphy – 911 è un fumetto sul post-11 settembre. Cosa succederebbe se il
modello di eroe altruista ereditato dagli anni Novanta (quello descritto in Non
per la gloria) avesse a che fare con la shock economy? Conserverebbe
la sua purezza oppure il suo essere un eroe cristallino verrebbe annacquato dal
mondo circostante?
La volontà di David Murphy di
essere un eroe puro emerge all'inizio del quarto e conclusivo episodio, quando
il protagonista, rivolgendosi a due persone dal grilletto facile che vogliono
aiutarlo a combattere contro i cattivi, afferma:
...Le armi
non mi sono mai piaciute!
(…) Non
spareremo per uccidere!
(…) Noi siamo
meglio di loro.
Al termine del fumetto, tuttavia,
David Murphy ricorre all'omicidio per sconfiggere il suo acerrimo nemico, segno
di un tramonto dell'ideale eroico incarnato dal pompiere di Non per la
gloria.
David Murphy - 911 n. 2, copertina di Gabriele Dell'Otto
L'arcinemico del pompiere è
Milton Friedman, un economista realmente esistito che negli anni Cinquanta
teorizzò un modello di capitalismo caratterizzato da privatizzazione dei
servizi, tagli alla spesa sociale e deregulation. Consapevole che
riforme di questo tipo sarebbero state impopolari e che la popolazione avrebbe
fatto di tutto per opporsi, Friedman sostenne che sarebbe stato necessario
attendere che si verificassero degli shock tali da paralizzare e distrarre la
società. In seguito a improvvise guerre, colpi di Stato o calamità naturali, la
popolazione sarebbe stata così spaesata e spaventata da accettare, non notare o
sopportare di mala voglia cambiamenti contro i quali altrimenti avrebbe
combattuto. Inoltre gli eventi generatori degli shock avrebbero creato immensi
danni la cui riparazione sarebbe stata affidata alle corporazioni lobbiste
controllate da quella stessa élite che sarebbe stata favorita dalle
privatizzazioni e dai tagli alla spesa sociale. Naomi Klein spiegò il
funzionamento di questo modello economico – denominato shock economy o
economia dei disastri – e ne ricostruì la storia in un saggio intitolato Shock
Economy[5],
da cui Roberto Recchioni ricavò il titolo del secondo numero di David Murphy
– 911.
Nell'agenda del capitalismo dei
disastri occupano un posto di primo piano la (s)vendita di beni e servizi
statali (come linee aeree, giacimenti minerari, industrie) a privati, la
riduzione delle tasse dei ricchi e l'appalto a società private di funzioni in
precedenza appannaggio dello Stato (per esempio la privatizzazione delle scuole
e il ricorso a mercenari al posto dei soldati dell'esercito). Il risultato di
questa politica economica è l'aumento del numero dei poveri e del divario fra
un'élite di ricchi e il resto della popolazione. I politici infatti favoriscono
immancabilmente aziende che li corrompono o con le quali hanno legami poco
limpidi, concedendo loro contratti di appalto eccessivamente onerosi per lo
Stato (e pagati grazie ai tagli alla spesa sociale) e vendendo loro beni dello
Stato a un prezzo nettamente inferiore a quello di mercato. Negli anni Zero
terrorismo e guerra – grazie alla loro duplice capacità di produrre shock e
danni da riparare – furono parte integrante della shock economy. La
Guerra in Iraq fu voluta dal governo statunitense guidato dalle corporazioni
per saccheggiare le industrie e le risorse petrolifere irachene (quasi regalate
alle aziende americane), appaltare la ricostruzione dello Stato distrutto dalla
guerra a società statunitensi, acquistare armi da aziende private americane e
appaltare a privati lo svolgimento di funzioni ricoperte un tempo
dall'esercito.
Se Milton Friedman è
l'incarnazione di questo tipo di economia, allora David Murphy, il suo
avversario nel fumetto, ne è la simbolica opposizione. Non a caso Murphy è un
pompiere ausiliario con uno stipendio modesto (al contrario degli uomini alla
guida delle corporazioni[6])
che combatte le crisi facendo volontariato. Più di una volta si presenta sui
luoghi dei disastri per mettere a disposizione in maniera disinteressata la sua
esperienza di pompiere, a differenza delle corporazioni descritte da Naomi
Klein che agiscono per trarre profitto da contratti faraonici per la
ricostruzione ottenuti con il lobbismo e la corruzione.
David Murphy - 911 n. 1, copertina di Gabriele Dell'Otto
C'è una differenza fra David
Murphy – 911 e Shock Economy di Naomi Klein. Il saggio della
giornalista e studiosa canadese si conclude in maniera ottimista: la Klein
riporta numerosi esempi di Stati che si sono opposti con successo al
capitalismo dei disastri rimettendo i cittadini al centro della loro agenda
politica. In David Murphy – 911 invece l'eroe si macchia di omicidio. Si
tratta di prese di posizione soggettive dei due scrittori, dovute a personali
rielaborazioni dei fatti di cronaca presi in considerazione durante la
scrittura delle loro opere.
Shock Economy di Naomi
Klein può essere anche una chiave per capire la differenza fra Non per la
gloria e David Murphy – 911. Il discorso sull'eroismo fatto da
Recchioni in Non per la gloria era genuino, a differenza delle
pagliacciate di cui si erano resi protagonisti i politici:
Gli eroi
indiscussi dell'11 settembre erano i colletti blu, gli operatori di pronto
intervento, i vigili del fuoco, la polizia e i soccorritori. (…) [I] politici
(…) in tutta fretta si erano messi in testa cappellini con il logo NYPD (…) o
FDNY.
(…) [P]ersino
Dick Cheney indossava un elmetto in quei giorni.[7]
I politici recitavano nelle
apparizioni in pubblico, ma dietro le quinte, fin dalla mattina dell'11
settembre, studiavano come utilizzare a vantaggio delle corporazioni lo shock e
la distrazione (il discorso sull'eroismo può essere visto come una distrazione)
generati dagli attentati dell'11 settembre. Non per la gloria può essere
considerata come l'opera di una persona “distratta” (distratta dal piano del
governo per favorire gli interessi delle corporazioni, perché la sua attenzione
era rivolta a un altro aspetto degli attentati dell'11 settembre, l'eroismo),
come “distratta” o shockata era praticamente tutta la popolazione all'epoca. David
Murphy – 911 invece è il fumetto scritto da una persona consapevole
dell'esistenza di un vasto piano di sfruttamento economico del disastro che
all'indomani dell'11 settembre era solo in fase germinale e quasi impossibile
da comprendere in tutta la sua portata.
[1] Roberto Recchioni, Non per la
gloria, in «Lanciostory», n. 47, Eura Editoriale, 2001.
[2] Ibidem.
[3] Giovanni Agozzino (intervista a
Roberto Recchioni), 11-09-2011: Non per la gloria, in http://www.lospaziobianco.it/24546-11-09-2011-non-gloria,
marzo 2011.
[4] Roberto Recchioni e Matteo
Cremona, David Murphy – 911, n. 1-4, Panini Comics, Modena, 2008-2009.
[5] Naomi Klein, Shock Economy. L'ascesa
del capitalismo dei disastri, trad. it. Ilaria Katerinov, RCS Libri,
Milano, 2007.
[6] Secondo Naomi Klein nel 1980 negli
Stati Uniti gli amministratori delle società guadagnavano quarantatré volte il
salario medio di un lavoratore. Nel 2005 gli amministratori guadagnavano
quattrocentoundici volte tanto. Ibidem, p. 509.
[7] Ibidem, p. 338-339.
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