mercoledì 21 dicembre 2011
Il denaro puzza? Gli autori italiani sono troppo snob per fare un fumetto su Sherlock Holmes?
Nel 2009 è uscito il film Sherlock Holmes diretto da Guy Ritchie e interpretato da Robert Downey Jr. e Jude Law. Prima dell'uscita del film si poteva avere qualche dubbio sul successo commerciale di Sherlock Holmes: in fondo Guy Ritchie era noto principalmente per avere sposato Madonna e avere fatto fiasco con il remake di un film di Lina Wertmüller. E invece il film ha incassato miracolosamente 209.028.679 dollari negli Stati Uniti e 523.029.864 dollari globalmente, rinverdendo il mito di Sherlock Holmes (non che fosse appassito, a dire il vero) e trasformando il detective vittoriano in un personaggio interessante dal punto di vista commerciale.
Non a caso negli ultimi tre anni c'è stata una fioritura di fumetti dedicati a Sherlock Holmes. Negli Stati Uniti e in Inghilterra sono usciti The Trial of Sherlock Holmes di Leah Moore, John Reppion e Aaron Campbell, Victorian Undead di Ian Edginton e Davide Fabbri, la miniserie Sherlock Holmes: Year One, due seguiti di Victorian Undead, Sherlock Holmes and Kolchak the Night Stalker, Muppets Sherlock Holmes, la serie mensile Moriarty e quattro corposi volumi a fumetti di Ian Edginton e I. N. J. Culbard (con gli adattamenti dei quattro romanzi di Arthur Conan Doyle). In Francia sono stati pubblicati tre volumi di Sylvain Cordurié e Laci (Sherlock Holmes & Les Vampires de Londresin due tomi e Sherlock Holmes & le Necronomicon).
Non capisco perché in Italia non è stato fatto quasi nulla (l'unica eccezione è Mr. Sherlock e Dr. Watson della Cagliostro E-Press). Gli editori e gli autori italiani sono troppo snob per realizzare un fumetto su Sherlock Holmes? Preferiscono i flussi di coscienza e l'autobiografia, per poi lamentarsi che i fumetti non vendono?
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Ma no, sono più concentrati su cose più trendy.
RispondiEliminaE poi, a onor del vero, per fare un fumetto su Sherlock Holmes bisogna saperlo fare.
Si però dai, queste generalizzazioni sui flussi di coscienza e l'autobiografia, io te lo dico, è una percezione un po' così, tipo "gli immigrati che ci portano via il lavoro".
RispondiEliminaPoi, grazie per l'idea di fare un fumetto su Sherlock Holmes. Hai salvato l'economia. Come se fosse sicuro che vende. Ma non sta scritto da nessuna parte, per di più se è un'operazione prettamente commerciale quella che agogni, allora perchè non tradurre le opere estere che hanno avuto più seguito? Costa meno, meno rischi.
I francesi da cui dici bisogna prendere esempio negli ultimi anni hanno premiato ad Angouleme Gipi e Fior. Non so bene a cosa ti riferisci con "autobiografie inutili e flussi di coscienza" ma sicuramente sia Gipi che Fior fanno un lavoro con forti influenze autobiografiche.
Veramente abbiamo bisogno di Holmes vs Dracula? I Pirati contro i transformers? La quatrocchia volante contro il vampiro glitterato?
Accodarsi alle mode con instant book è la tua idea di business, che snob gli autori itaiani che non ci si buttano a capofitto. maperlamordiddio.
Concordo con Trinchero.
RispondiEliminaUn post zeppo di generalizzazioni, poco ragionato e approfondito, e con in sottotraccia quell'ironia che sembra far tanto figo di questi tempi (salvo poi nascondere argomenti nulli).
Non che la "linea editoriale" (ah ah ah) di questo blog vada poi molto al di là di questo, ma diciamo che questo è uno dei picchi in negativo.
Poi contento tu di far critica e "giornalismo" in questo modo...
Comunque eh sì, il denaro puzza per i fumettari pirlotti italici...pensate un po' che nessuno ha ancora ripescato Popeye magari facendolo scontrare con il mostro di Frankenstein. E sì che i diritti di Popeye ormai son liberi in europa...ci si potrebbe fare soldi a palate ,gonzi!
Ma poi non dovrebbe essere l'editore a promuove iniziative commerciali? Da quando in qua è compito degli autori?
RispondiEliminaE come mai si è visto molto poco di tutti questi titoli esteri tradotti da noi? Forse non sono soldi così facili?
Cagliostro E-Press a Lucca ha presentato "Mr. Sherlock e Dr. Watson" di Claudio Franchino e Mario Del Pennino, la versione steampunk del detective victoriano.
RispondiElimina"E come mai si è visto molto poco di tutti questi titoli esteri tradotti da noi?"
RispondiEliminaMolti sono stati tradotti:
- Victorian Undead da Magic Press;
- Sherlock Holmes della Dynamite da Panini;
- Gli adattamenti di Ian Edginton e I. N. J. Culbard da Edizioni BD.
"queste generalizzazioni sui flussi di coscienza e l'autobiografia"
RispondiEliminaGiusto, ho tolto "inutile".
Dimenticavo.
RispondiEliminaQui l'anteprima di "Mr. Sherlock e Dr. Watson" di Claudio Franchino e Mario Del Pennino
http://www.fumettodautore.com/news/fumetti/3031-anteprima-lucca-2011-mr-holmes-a-dr-watson
"Poi, grazie per l'idea di fare un fumetto su Sherlock Holmes. Hai salvato l'economia. Come se fosse sicuro che vende. Ma non sta scritto da nessuna parte"
RispondiEliminaCome posso non stupirmi nel notare che quasi nessuno prende in considerazione un personaggio che:
- ha delle potenzialità enormi;
- ha alle spalle delle storie originali bellissime;
- è protagonista di una serie di film di successo;
- non è protetto dal diritto d'autore.
Il senso del mio post è questo:
- sono stupito e non capisco perché quasi a nessuno non importi niente di Sherlock Holmes.
- tutti dicono che il mercato del fumetto in Italia è a livelli ridicoli. Mi interessa capire se è vero e, in caso di risposta affermativa, quali sono i motivi (non "E' colpa del pubblico che legge solo stronzate").
Semplice.
Il problema principale del fumetto italiano è che le edizioni da libreria vendono cifre ridicole. Gli investimenti in pubblicità sono nulli. Un fumetto che vende 10.000 copie è un successo clamoroso.
Mi sa che la situazione è questa anche perché, di fronte alla possibilità di fare un fumetto su SH in questo periodo, gli editori e gli autori se ne fregano.
In Francia premiano Gipi e Fior? E' vero, ma è altrettanto vero che in Francia stanno pubblicando la serie su Sherlock Holmes.
"allora perchè non tradurre le opere estere che hanno avuto più seguito? Costa meno, meno rischi."
Questo è un problema, non una soluzione.
"per di più se è un'operazione prettamente commerciale quella che agogni"
Non vedo perché un fumetto su Sherlock Holmes dovrebbe essere un'operazione prettamente commerciale. Questo dipende dagli autori. Può capitarne uno che ha cose interessanti da dire come uno che fa una roba tirata via solo per fare cassa.
"Cagliostro E-Press a Lucca ha presentato "Mr. Sherlock e Dr. Watson" di Claudio Franchino e Mario Del Pennino"
RispondiEliminaHo modificato il testo dell'articolo.
Ricordo lo Holmes di Berardi/Trevisan nato da una ''sfida'' del papà di Julia che non amava il figliolo di Doyle. Non male ed ero lo Sherlock del canone. Il tizio del film è una rilettura. Lontano eoni anche dagli apocrifi.
RispondiEliminaA mio modesto avviso - considerato il discreto successo del giallo e del noir di casa nosta - se fossi un editore intenzionato a produrre e non a tradurre, cercherei autori che creassero nuovi personaggi per polizieschi ambientati nell' Italia dei ns giorni interessanti come capita nell'imminenza di una rivoluzione secondo una famigerata maledizione cinese. Azione e ritmo. Tascabile a 120 tavole con due vignette. Overdose di campi e controcampi. Tratto di sintesi tra il Leone Frollo della Ediperiodici ed il Dan Jurgens di Captain America con inchiostri spessi e non contraddittori alla Bob Layton. Abuso dei trucchi come il colpo di scena che è sempre nella paginetta di sinistra. Dida all'osso e nessuna nuvoletta che racconti al lettore cosa pensi il personaggio. Mm.
poche argomentazioni ma confuse.
RispondiElimina"Ma no, sono più concentrati su cose più trendy."
RispondiEliminaFare fumetti su SH sarebbe più dignitoso dello sfruttare fino all'osso i morti ammazzati.
"poche argomentazioni ma confuse."
RispondiEliminaLe mie nobili intenzioni le hai capite:
"grazie per l'idea di fare un fumetto su Sherlock Holmes. Hai salvato l'economia."
Il resto sono dettagli trascurabili. Fa lo stesso se sono pochi e confusi.
Ho riletto l'articolo a distanza di un giorno. C'è bisogno una dedizione sconfinata per fare finta di non capire cosa ho scritto e dove ho voluto andare a parare. Grazie!
RispondiEliminaE invece, secondo me, un po' di ragione ce l'hai...
RispondiEliminaBisogna dire che al momento ad un editore italiano conviene pubblicare opere di italiani piuttosto che opere straniere (che quelle tocca pagarle).
RispondiEliminaUn prodotto del genere, su "commissione", probabilmente è fuori portata per l'investimento che richiederebbe, non paragonabile all'investimento minimo per la media dei graphic novel che circolano adesso (se proponi ad un autore un'opera su "commissione" di dovrebbe toccare pagarlo, suppongo).
besos,
c.
avevo scritto una roba, ma guarda, un gioiellino, un commento lungo, articolato, divertente, spocchioso al punto giusto, e si è perso nei meandri della rete. E vabè, è andata.
RispondiEliminaposso riassumerlo così:
-Per criticare il mercato ci vogliono i dati.
-Per criticare gli autori bisogna riferirsi a dei fumetti in particolare.
-Non puoi scrivere titoli alla Libero e sperare di essere preso sul serio.
Non preoccuparti. Ogni volta che qualcuno scrive un commento mi arriva la mail di notifica. E' stato notificato anche il commento mangiato da Blogger.
RispondiEliminaCopio il commento di Giorgio Trinchero:
"Il senso del mio post è questo:
- sono stupito e non capisco perché quasi a nessuno importi niente di Sherlock Holmes."
La tua domanda, il tuo stupore fanciullesco, sono quindi dovuti all'assenza sugli scaffali italici di opere a fumetti di autori italici, dedicate al gagliardo investigatore londinese, SH.
La questione a mio parere va analizzata da due separati punti di vista: editoriale e autoriale.
Se parliamo di Editori, o più precisamente di mercato e successo commerciale di un prodotto, la prima notizia è: fare un fumetto che ha nel titolo Sherlock Holmes non è garanzia di vendite. Se lo fa la Bonelli (che lo ha gia fatto, in realtà) dubito che possa essere un elemento che influisce sulle vendite. I Bonelli vengono comprati a prescindere e per altri motivi.
Per tutti gli altri è un tentativo che potrebbe avere successo come no. Il fumetto "con testimonial" non funziona per forza. E il fatto che il testimonial sia di moda non è necessariamente rilevante. Le mode sono come gli aperitivi: se arrivi troppo presto non c'è figa, se arrivi in ritardo non mangi un cazzo.
Per cui, dal punto di vista commerciale fare un fumetto su SH non è un'idea scontata, non è neanche un'idea, non c'è niente di cui stupirsi.
Altro è il discorso che riguarda gli autori. Esiste un grande personaggio della letteratura, che vorresti vedere in altre forme, e ti chiedi perché gli autori italiani non attingano a quel grande serbatoio di storie, a quella gustosa fonte di immaginario che è la Londra fumosa e il violino e gli studi in rosso. Ma questa domanda si può fare per tantissimi personaggi liberi da diritti: Ulisse, Robin Hood, da poco Braccio di Ferro, Moby Dick, Gesù e tutti i personaggi della Bibbia, Renzo e Lucia, Pinocchio. Alcuni vengono usati altri no. Acuni direttamente e altri come fonte di ispirazione.
Non credo che sia sensato fare una polemica su dove gli autori traggono ispirazione per le loro opere. Magari si può fare una critica puntuale e anche caustica delle opere, meglio delle opere che esistono, e magari una per una, si fa così:
-Titolo, Autore, Casa editrice, Anno di Pubblicazione
-Questo fumetto mi è piaciuto, perchè...
-Questo fumetto non mi è piaciuto, perchè...
"- tutti dicono che il mercato del fumetto in Italia è a livelli ridicoli. Mi interessa capire se è vero e, in caso di risposta affermativa, quali sono i motivi (non "E' colpa del pubblico che legge solo stronzate")."
Se vuoi capire quale è la reale portata del mercato devi fare un lavoro di ricerca di dati di vendita, fatturati e investimenti delle aziende che si occupano di fumetti in Italia. Una volta raccolti i dati potrai fare delle analisi statistiche, a quel punto saprai se è ridicolo o no. E magari scoprirai che è proprio l'assenza di SH a mettere in crisi l'intero settore, oppure che è vero che i lettori leggono solo stronzate, oppure altre sconvolgenti verità suggerite dalle analisi dei dati.
Per concludere anche la questione autori italiani snob/autobiografie/flussi di coscienza: Faraci, Tuono Pettinato, Villa, Davide La Rosa, Cavazzano, Palumbo, Altan, Ortolani, Ausonia, Sclavi, Michele Benevento, Io, Paolo Deplano, Bacillieri, Recchioni, Toppi sono tutti autori di fumetti italiani. Non so se li conoscevi, se vuoi te ne dico altri che non fanno necessariamente lavori autobiografici.
"L'ombra che sfidò Sherlock Holmes", di Carlo Recagno e Giuseppe Palumbo (2000), Bonelli Editore. Saluti. S.
RispondiEliminaGuarda che non ho niente contro i fumetti autobiografici, altrimenti non avrei scritto questo articolo su Alessandro Tota:
RispondiEliminahttp://www.lospaziobianco.it/27828-yeti-alessandro-tota-favola-realta
Ho anche inserito Morti di sonno, Yeti e Cinquemila chilometri al secondo nelle mie top 10 scritte per Lo Spazio Bianco:
http://fumettidicarta.blogspot.com/2010/03/i-fumetti-piu-belli-del-2009-secondo-me.html
http://house-of-mystery.blogspot.com/2011/03/i-fumetti-migliori-del-2010-secondo-me.html
Mica critico chi fa fumetti autobiografici.
In teoria editori e autori potrebbero decidere benissimo di fregarsene del pubblico. Potrebbero fare i loro fumetti senza chiedersi se qualcuno è interessato a leggerli e senza chiedersi cosa piace leggere alla gente.
Le cose non stanno così. A parte il fatto che avrei da ridire su questo modo di pensare, autori ed editori si lamentano perché in pochi leggono i loro fumetti (quindi tengono alla risposta del pubblico).
Gli autori non pensano al pubblico quando fanno i loro fumetti eppure si lamentano perché non c'è pubblico Forse c'è qualcosa che non va? Forse sì.
Quanti sono i volumi a fumetti usciti in libreria/fumetteria che negli ultimi dieci anni hanno avuto veramente successo? Due? Tre?
Non esiste che tutti si lamentino perché i fumetti vendono poco e poi quasi NESSUNO provi a sfruttare Sherlock Holmes.
E' legittimo chiedersi se dietro c'è anche un problema di mentalità (il titolo - nel quale ho usato due punti di domanda - ci sta tutto). Magari non è un problema di mentalità; magari le cose stanno come ha scritto Claudio Calia.
Gli autori italiani che hai nominato sono sbagliatissimi XD
Guarda, io sono felice che tu non critichi a prescindere gli autori che fanno autobiografie (del resto sarebbe davvero una cosa stupida senza ritorno). Ma allora perché scrivi questi articoli qui?
RispondiEliminaPoi, io te lo dico, se scrivi "gli autori italiani" si da per scontato che tu intenda tutti.
Quella di Calia è sicuramente una motivazione valida. Un lavoro così su commissione, fatto da professionisti che ti diano una certa sicurezza di avere un lavoro valido, costa. Ma sono i soldi che può aver investito la Panini nelle "Cronache del Mondo Emerso", quindi non è che non si trovano, è un investimento, non è per niente scontato che si moltiplichi grazie a SH.
Gli autori che nomino sono sbagliattissimi rispetto a cosa? :)
Pinocchio - la risposta italiana a Holmes ( la sua urgenza di vivere, finisce nel pescecane invece che tra le braccia della droga, la sua personale Irene Adler dai capelli turchini ) -funziona sulla carta: tre versioni di Jac, una vagamente sci-fi di Bunker e Chies e le tavole di Igort che accompagnano il tascabile Feltrinelli. Molto meno al cinema: flop x Nuti e Benigni e non è andata benissimo nemmeno allo A.I. di Spielberg. D'altra parte stiamo parlando di comics. Propongo una combo con la creatura di Seagar. Braccio di Legno è un marinaio di truciolato che fonda la repubblica di Spinaciuga, governa come un burattino nelle mani dei banchieri, poi mangia per errore il Grillo Parlante Gip che stava sonnecchiando nell'insalata e diventa un Guercio di carne. Sposa la regina Olivia - non proprio una Venere, ma leader di un Paese con un PIL interessante - e salva l'economia della sua nazione. Lieto fine ?
RispondiElimina"L'ombra che sfidò Sherlock Holmes", di Carlo Recagno e Giuseppe Palumbo (2000), Bonelli Editore. Saluti. S.
RispondiEliminaCiao,
il mio discorso è incentrato sui fumetti usciti negli ultimi tre anni.
L'autore italiano, con un piccolo incoraggiamento, preferisce i mediocri romanzi della Troisi, per poi plagiare fumettisti giapponesi per rappresentarli al meglio
RispondiElimina