martedì 23 marzo 2010
Topolino di Floyd Gottfredson: alcune perplessità
Immaginate l'opera omnia di Cesare Pavese, Hermann Hesse o Ernest Hemingway. Immaginate che l'editore sia poco soddisfatto dei testi scritti da questi autori. Immaginate che chieda ad altri scrittori di interpolare le opere originali con testi nuovi di zecca.
Quale sarebbe l'opinione unanime sull'editore?
La colorazione di un fumetto in bianco e nero corrisponde all'interpolazione di un'opera letteraria. Non mi spiego perché Disney, Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera vengono osannati da lettori, editori, autori e critici per la pubblicazione dell'opera omnia di Floyd Gottfredson...
Illustrazioni da Sekvenskonst.
Meno male che per una volta non sono l'unico a essere perplesso. Il commento di Marco Farinelli dal forum di Comicus:
"Per me, bocciato.
non apprezzo la grafica esterna, ma questo è ininfluente.
il formato è indecorosamente penalizzante, bellissime figure del topo qui risultano "mangiate", in special modo nelle scene notturne. la ricchezza della pennellata è un ricordo.
i colori mi rivoltano. mi sono bastati gli "orizzonti" inventati nella seconda e terza strip per capire l'andazzo. quando poi il colore si mangia le linee cinetiche pasticciate tipiche di Gottfredson (o. peggio, quando cerca di salvarle come nella seconda strip di pg. 48)... vabbé.
e questo sarebbe anche uno dei periodi più semplici da colorare, per via dei retini più leggeri. immagino cosa succederà nella storia con Tubi, o in quella del Mostro Bianco...
per finire, mi lascia perplesso il lettering. non era possibile fare qualcosa di più "morbido", magari inventando un font-gottfredson?"
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In totale e assoluto disaccordo sul lettering, visto che trovo meraviglioso il lavoro svolto da Ceresa su questa serie.
RispondiEliminaMa sicuramente d'accordo che il colore sia totalmente fuori luogo, ma credo lo si sia ribadito abbastanza un po' ovunque.
Perché l'iniziativa è comunque assolutamente lodevole? Perché sappiamo che il b/n non avrebbe mai passato la barriera del marketing. A palese, ovvio e totale torto, certo, ma non sarebbe mai passato. O così, o niente quindi. E quindi così. Perché tutti possano accedere con facilità all'opera di Gottfredson, nella speranza che anche molti bambini possano leggere questi volumi dei loro papà e scoprire chi è veramente Topolino.
Stavo cercando in rete qualche parere negativo sull'uso del colore in quest'opera e finalmente la trovo.
RispondiEliminaIo a dire la verità trovo più lodi che critiche, e questo anche quando si mette in rilievo l'importanza per le giovani generazioni di poter conoscere queste storie splendide - ma non lo erano anche grazie a quel bianco e nero?
Per me è come vedere i film degli anni venti o trenta ricolorati.
Possibile che tra il niente e il tutto non ci fosse una possibilità intermedia? Affiancare ad esempio storie lasciate in originale a storie ricolorate; una colorazione meno aggressiva.
E' vero, i giovani potranno conoscere albi che altrimenti è possibile trovare solo nelle bancarelle dell'usato - ma non sono i fumetti che disegnò Gottfredson...
Io invece il fatto che sia colorato lo trovo molto ma molto positivo. L'opera è meravigliosa se non fosse per il prezzo.
RispondiEliminaColorare Gottfredson vuol dire ignorare gli originali, dove l'uso del retino era e resta straordinario. La pulizia del segno b/n a china é oggi scomparsa. Per di più le tavole non rispettano le dimensioni originarie, e risultano così affastellate in sequenze orizzontali senza senso. La lettura del Topolino d'Oro degli anni '70 risulta molto, ma molto più godibile e corretta.
RispondiEliminaHo contato fino a mille e mi sono morso la lingua per non scrivere una fila interminabile di insulti.
RispondiEliminaSpero che abbiate apprezzato la mia pazienza... :asd:
sul lettering sono anch'io in disaccordo con marco farinelli: mi è parso buono, e non riesco a cogliere come un font più tondeggiante avrebbe potuto migliorarlo.
RispondiEliminaper quanto riguarda la scelta del colore, al di là del fatto come come scritto da francesco si tratta di un inevitabile dazio pagato al marketing, volevo fare due considerazioni, giusto per amore di retorica.
anch'io sono un appassionato del bel tratto, e capisco chi avrebbe preferito il bianco e nero. io stesso, ad esempio, acquisto spesso gli essential della marvel, per godere meglio del chiaroscuro di grandi come kirby, john buscema, gil kane... però, appunto, allo stesso modo in cui l'edizione cheap in b/n di un fumetto originariamente a colori è considerata legittima dai più, non dovrebbe essere ugualmente lecito il contrario? o per i fumetti popolari il metro è diverso, anche se sono realizzati da gente come joe kubert o wally wood?
d'altronde il bianco e nero non è sempre una scelta di stile, a volte è semplicemente un'imposizione del mezzo. magari addirittura contro la volontà stessa dell'artista: lo dico per assurdo, ma pensate che ironia se lo stesso gottfredson - il cui lavoro sto fruendo per la prima volta solo con questa edizione - avesse desiderato che le proprie proprie strip uscissero a colori!
però, ecco, concordo con patrizia che in questo caso la colorazione sia eccessivamente pesante e carica (anche se, a una prima occhiata, di gusto).
mi viene in mente il tex di repubblica, colorato in una maniera piatta e banale che non aggiunge nulla alle tavole originali (se non appunto, un maggiore appeal di marketing): chissà, forse la strada più giusta è proprio quella, una via di mezzo che accontenta tutti.
quello di cui però vorrei davvero lamentarmi, però, è la scarsa qualità della riproduzione. più che per colpa del colore, le figure risultano "mangiate", secondo me, a causa di una scansione a qualità troppo bassa del materiale originale.
nell'introduzione del volume ci si bulla di aver lavorato su pellicole di stampa preziosissime, recuperate dal magazzino dell'arca perduta di indiana jones: certo che se dopo tutta questa fatica poi scansioni tutto a 100 dpi...!
Sta per uscire l'opera omnia di John Coltrane in edicola. Per aumentarne l'appeal e la commerciabilità verranno aggiunti ai brani originali inserti di Lady Gaga. D'altronde che ne sappiamo che Coltrane sarebbe stato contrario?!? E poi o così o pomì, quindi...
RispondiElimina"Perché l'iniziativa è comunque assolutamente lodevole? Perché sappiamo che il b/n non avrebbe mai passato la barriera del marketing."
RispondiEliminaProbabilmente l'ufficio marketing della Disney ha pensato che per i giovani un fumetto in b/n sa di vecchio. L'ufficio marketing sa che esistono i manga?
Beh, però Luigi il pubblico dei manga non è lo stesso di quello di un'iniziativa del genere. Ma a parte ciò io volevo dire, da semplice lettore fruitore, quindi non da nerd-espertone (non lo sono, purtroppo per me), che quella ricolorazione delle strisce di Gottfredson la trovo sgradevole.
RispondiEliminaTrovo talmente meravigliose quelle storie che, prima di vedere il primo volume, ero totalmente entusiasta dell'iniziativa.
Certo, continuerò ad acquistare i volumi, le storie sono bellissime, i redazionali ben fatti e interessanti e inoltre quello è, per un semplice lettore come me, davvero l'unico modo per fruire di quelle opere.
Ma quei colori sono davvero brutti, finti, in molti casi secondo me senza molto senso: qualcuno mi spiega perché, ad esempio, la parete di una stanza deve avere delle "sfumature" dal verde all'arancione?!?
Ripeto: comprerò tutti i volumi, ma non mi si chieda di essere soddisfatto del colore, o meglio di quel tipo di colore, che è veramente brutto.
saluti
Orlando Furioso
il discorso del colore non è solo funzionale al marketing, credo che nessuno si sognerebbe di colorare un film di chaplin,è con questa ottica che certe opere dovrebbero essere trattate.
RispondiEliminadiscorso diverso sono le dimensioni delle tavole, che ridotte causano sul retino un fastidioso effetto moirè.
Ciao a tutti...volevo solo dire che sebbene su ristampe più datate le dimensioni delle vignette erano più grandi, in realtà trattasi di strisce che sui quotidiani dovevano essere di dimensioni ancora più piccole di quelle della collana in oggetto. Riguardo al colore, non è la prima volta che accade, penso ai volumi mondadori tipo "Io Topolino". In tale ottica, devo dire che il colore non mi disturba più di tanto, anche se ovviamente non è una scelta filologicamente corretta. Una collana in b/n non avrebbe potuto avere l'aspirazione di riproporre integralmente le strips del Topo, come invece ci si augura, visto che esse sono per larga parte inedite in Italia. Riguardo al lettering, esso secondo me ricalca volutamente quello della Nerbini. Lo so perchè ho delle ristampe anni sessanta di albi di tale periodo. Quindi diciamo che esso è abbastanza in tema. Salutoni, Dario
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