Il Belgian Comic Strip Center dedica una mostra a un compleanno inventato di sana pianta: il ventennale dei manga in Europa. Nel sito dedicato alla mostra si legge che i fumetti giapponesi hanno iniziato a conquistare l'Europa venti anni fa quando Glénat ha iniziato a pubblicare Akira di Katsuhiro Otomo.
A dire il vero la pubblicazione europea dei manga compie (almeno) trenta anni. Da un'intervista ad Alfredo Castelli pubblicata nel 2005 su AFNews: "La rivista italiana Eurêka ha pubblicato delle cose che erano una traduzione della rivista svizzera Le Cri Qui Tue, che è stata la prima pubblicazione di fumetto giapponese in Europa, pubblicata da Atos Katemoto nel 1979. Ma non era ancora un fenomeno. Quindi, a seguito di un cartone che andava molto bene in Italia, Candy Candy[2], per la prima volta un editore italiano, Fratelli Fabbri, aveva tradotto la versione originale giapponese del 1980 sotto la direzione di Gianni Bono e della sua équipe."
Forse si può andare ancora più indietro: "Fu Félix Bracquemond, incisore, decoratore e ceramista francese, a rivendicare la scoperta dei Manga - avvenuta, secondo le sue dichiarazioni, per caso, nel laboratorio dell'incisore Delatre, nel 1856. A quel tempo ancora ben poco si conosceva del Giappone, e tanto meno della sua storia dell'arte: l'entusiasmo suscitato da quegli schizzi affascinanti, che aprivano uno spiraglio su un universo sconosciuto, fece rimbalzare di bocca in bocca il nome del loro autore, senza però che nessuno fosse in grado di dargli una collocazione all'interno di un preciso contesto storico o stilistico. La medesima incertezza persisteva ancora nel 1866, quando il critico d'arte Burty, nel suo "Chef d'oeuvre des arts industriels"5, sosteneva che Hokusai poteva essere assimilato a Watteau per la grazia, a Daumier per l'energia, a Goya per la fantasia ed a Delacroix per il movimento...una profusione di paragoni che alla fin fine mascherava l'incapacità di ricondurre ad un'interpretazione univoca l'opera sterminata del Maestro." [dalla tesi di Cinzia Vandi pubblicata su Nipponico.com]
C'è da chiedersi se lo scopo di un museo e di una mostra è diffondere conoscenza e cultura o attribuire meriti inesistenti a un editore franco-belga da parte di un'istituzione franco-belga (tanto più che Glénat si è limitato a riprorre l'edizione di Akira a colori edita negli Stati Uniti da Marvel/Epic).
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AGGIUNTA:
RispondiEliminaC'è da chiedersi se lo scopo di un museo e di una mostra è diffondere conoscenza e cultura o attribuire meriti inesistenti a un editore franco-belga da parte di un'istituzione franco-belga (tanto più che Glénat si è limitato a riprorre l'edizione di Akira a colori edita negli Stati Uniti da Marvel/Epic).
...la seconda che hai detto, purtroppo... :-/
RispondiEliminaO. F.
Dolce Francia..dolcissima terra francofona ( anche se ho l'impressione che in certe zone di quei territori per questa affermazione mi meterebbero al rogo)...ma anche le rose hanno le spine mi sa...
RispondiElimina^_^