La rivista Blue edita da Coniglio Editore chiuderà con il numero 200 in edicola a settembre. La rivista usciva dal 1991 e sulle sue pagine ha ospitato Milo Manara, Jean Giraud, Gipi, Ausonia, Miguel Ángel Martín, Marco Corona, Carlos Trillo e molte altre firme prestigiose del fumetto.
La rivista rinascerà con un nuovo nome, come ha spiegato Francesco Coniglio in una lettera ai lettori pubblicata su Blue n. 194/195:
Cari lettori,
non ricordo da quanti anni ho lasciato il timone di questa rivista che ho ideato e fondato nel lontano 1990. Sono rimasto però fedele lettore come voi e da un po’ di tempo a questa parte ho un certo rodimento, una sensazione di impotenza e fastidio, un vero e proprio giramento di coglioni, perché trovo che «Blue», condotta da Laura Scarpa, sia di nuovo una gran bella rivista ma, per motivi “tecnici” che vi spiegherò più avanti, non può più aumentare le vendite.
Ed ecco che mi è venuta un’idea.
Innanzitutto provo a spiegarvi qual è la situazione attuale della nostra rivista in edicola, come ci si è arrivati e quali sono i motivi “tecnici” che impediscono praticamente un aumento del venduto.
Nei primi anni di vita, gli anni Novanta, «Blue» aveva un venduto medio di 18.000 copie con una tiratura di 35.000 copie. Nel triennio 1994-1996 ci fu un assalto in edicola allo spazio inaugurato da «Blue», nacquero una quindicina di testate “ispirate” a «Blue» che chiusero altrettanto rapidamente, tutte tranne una, «Selen», che grazie ad una formula autonoma condusse per diversi anni una discreta vita editoriale. «Blue» superò il periodo di invasione concorrenziale ed entrò nel secondo decennio di vita, gli anni Duemila, con un venduto dimezzato, ma ancora molto interessante. Ma dove non riuscì la concorrenza, riuscì lo stesso creatore, il principale demolitore di «Blue» fu proprio il sottoscritto, che in quegli anni aveva spostato ogni suo interesse sulla produzione di libri e la realizzazione di marchi editoriali, dalla Castelvecchi a DeriveApprodi, da Mare Nero alla Coniglio Editore. Mi disinteressai di «Blue»,e questa è la mia verità! E non mi dilungo in questa sede.
Si dice che le riviste di successo hanno un’anima, e l’anima deve godere di buona salute psichica e deve essere continuamente alimentata di stimoli intellettuali nuovi. E «Blue» diventava noiosa e ripetitiva, anche un po’ tetra, e perdeva lettori. Con la decisione di affidare la direzione a Laura Scarpa, supportata da Alessio Trabacchini, l’emorragia di lettori si è finalmente bloccata. Ma eravamo già arrivati ai minimi termini: 3000 copie vendute.
Oggi, e voi lettori fedeli lo sapete bene, «Blue» è in fase di mutazione, i contenuti si stanno trasformando, diventano di nuovo ogni numero più aderenti alla realtà, ma il cambiamento dei contenuti non si evidenzia perché la mutazione è incompleta, manca la muta della pelle, come un serpentello che sguiscia in edicola, «Blue» è sempre «Blue» e invece dovrebbe cambiare testata.
Sì, sono convinto che una nuova rivista lanciata in edicola oggi con i contenuti odierni di «Blue» ma con una testata nuova, potrebbe raggiungere e agganciare un pubblico nuovo, che non ha mai letto la nostra rivista perché negli ultimi anni la visibilità di «Blue» in edicola si è ridotta moltissimo e i “nuovi lettori” non hanno mai scoperto l’esistenza di «Blue».
L’esigenza di cambiare testata è dovuta in gran parte a problemi distributivi insiti nelle modalità operative della rete. «Blue» è una rivista storica, che sopravvive da 18 anni in edicola, ma gli edicolanti sanno bene che è una rivista in declino e non accetterebbero per nessun motivo un numero di copie superiore a quello che abitualmente gli arriva. Quindi non è tecnicamente possibile aumentare le copie distribuite di «Blue» nella speranza che aumenti il venduto, perché le copie fornite in eccedenza non verrebbero immesse in distribuzione ma semplicemente immagazzinate in attesa di essere rese al distributore nazionale e all’editore.
Cambiando pelle, cambiando testata, per l’edicolante si tratterebbe di una nuova rivista ed è più che lecito che una nuova rivista si presenti in edicola con una grossa tiratura.
Qual è l’idea, per chi non l’avesse ancora capito: è di mascherare «Blue» da nuova rivista, ripartendo dal n.1 e mantenendo la stessa identità.
Da questo numero apriamo un laboratorio che durerà per alcuni numeri fino al 200 che identifichiamo come l’ultimo numero di «Blue». Dal n. 201 vogliamo, con il supporto, l’aiuto e i consigli dei nostri lettori, ripartire dal n.1 con una nuova testata.
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3000 copie ed edicola?
RispondiEliminaOnestamente, con tutto il rispetto per Blue, mi chiedo come funzioni, a quel che si sente manga con tirature ben superiori son condannati alla fumetteria...