giovedì 16 settembre 2010
La dialettica classica in The Mystery Play: La ruota di Santa Caterina e l'uccisione di Dio
Prima parte dell'articolo.
Seconda parte dell'articolo.
4. Il fuoco d’artificio
La ricerca dell’assassino svolta in modo tradizionale è vista dal detective Carpenter come una ricerca fuorviante di un principio particolare. Concentrarsi esclusivamente sull’esame del corpo della vittima, sugli interrogatori e sul rinvenimento di indizi che possano portare a scoprire chi ha commesso l’omicidio è un’operazione sterile che allontana dalla riflessione sul principio universale.
Nei pressi del luogo del delitto Carpenter raccoglie una girandola Caterina, un fuoco d’artificio che “prende il nome da Santa Caterina di Alessandria. La condannarono alla ruota chiodata, ma questa si ruppe. Alla fine fu decapitata.” Secondo il detective “tutto ciò che accade nelle vicinanze del delitto ha un significato: il volo degli uccelli, la forma delle nuvole, la posizione delle stelle, oggetti abbandonati dai passanti. Niente può essere trascurato”.
“Quando le cose vengono isolate, perdono significato”
“Non voglio esaminare i frammenti di un evento. (…) I frammenti a me non servono. Lo voglio vedere intero in rapporto a ciò che lo circonda. Solo allora il suo significato diventa chiaro”.
“Supponiamo che un tale abbia la vista tanto limitata che in un pavimento a mosaico il suo sguardo possa percepire soltanto le dimensioni di un quadratino per volta. Egli rimprovererebbe all'artista l'imperizia nell'opera d'ordinamento e composizione nella convinzione che le diverse pietruzze sono state maldisposte. Invece è proprio lui che non può cogliere e rappresentarsi in una visione d'insieme i pezzettini armonizzati in una riproduzione d'unitaria bellezza.” [Agostino, De ordine]
5. L'uccisione di Dio e i dualismi
Il principio, svelandosi come uno nella molteplicità, mette in crisi contrapposizioni dualistiche come soggettività/oggettività, bene/male, creatore/creazione. L'accettazione di un principio inteso come uno nel molteplice implica uno scacco al dualismo.
Cosa accadrebbe se creatore e creazione fossero due entità distinte, ciascuna facente capo a un principio proprio e autonomo? Saremmo in presenza di due "principi" ai quali andrebbe applicato il ragionamento dialettico esposto da Morrison attraverso la metafora del cruciverba. I due "principi" sarebbero accomunati dalla loro estraneità reciproca. Non sarebbero veri principi perché la dialettica farebbe generare un principio ulteriore capace di inglobarli.
L'uccisione di Dio che dà il là a The Mystery Play non va quindi intesa come una nichilistica e atea negazione dell'esistenza di Dio, bensì come il rifiuto di una particolare visione di Dio inteso come entità che sta al di fuori della creazione.
Sotto: prima tavola di The Mystery Play.
Sotto: seconda tavola di The Mystery Play.
6. L'incipit di The Mystery Play: Dio uno e trino
Nella prima tavola di The Mystery Play vediamo tre finestre dorate collocate all'interno di una cornice di legno. Le finestre indicano la molteplicità mentre la cornice le tiene in uno. Si tratta di una condizione dell'essenza divina preesistente all'uomo e all'imperfezione cognitiva dei suoi sensi.
Nella seconda tavola Dio si svela all'uomo, oppure l'uomo riesce ad avvicinarsi all'essenza divina. Lo sfondo della tavola è nero, a differenza del luminoso e tranquillizzante color crema che abbracciava il lettore nella prima pagina.
Le finestre dorate, simbolo della molteplicità nella prima tavola, sono sostituite da tre vignette nelle quali si scorge una luce tra le nubi temporalesche. L'uomo riesce a intuire la luce ma il suo sforzo non basta a condurlo alla luminosità color crema della prima pagina: a causa della sua imperfezione intrinseca è confinato nel buio.
La presenza umana, nella seconda tavola, è suggerita da un'antenna televisiva che, nella terza e quarta pagina, si scoprirà essere collocata sul tetto della casa nella quale ha luogo la rappresentazione teatrale. L'antenna è uno strumento utilizzato per ricevere informazioni, quindi può essere vista come il tentativo dell'uomo di ricevere segnali (metafisici) da un cielo nel quale si susseguono raggi di sole (svelamenti) e nuvole temporalesche (velamenti).
Le nubi potrebbero significare la difficoltà dell'uomo di fronte allo svelamento del principio. Se è vero che è possibile intuire il principio grazie ai ragionamenti dialettici, è altrettanto vero che la dialettica, un istante dopo avere condotto al principio, lo nega e lo allontana dall'uomo.
Il principio infatti, una volta colto, si degrada a oggetto del pensiero: l'uomo che pensa all'uno nel molteplice è un soggetto che pensa a un oggetto. Dopo essere stato intuito, il principio genera un dualismo creando un'infinita ruota di svelamenti e velamenti, di raggi solari e di nubi che immediatamente le coprono.
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