L'11 giugno la prima pagina di Repubblica era bianca in segno di protesta contro l'approvazione al Senato della cosiddetta Legge Bavaglio. Al centro della pagina c'era un post-it giallo con scritto "la legge-bavaglio nega ai cittadini il diritto di essere informati".
Ezio Mauro ha scritto che la legge sulle intercettazioni telefoniche "è in realtà una legge sulla libertà: la libertà di cercare le prove dei reati secondo le procedure di tutti i Paesi civili - nel dovere dello Stato di garantire la legalità e di rendere giustizia - e la libertà dei cittadini di accedere alle informazioni necessarie per conoscere e per sapere, dunque per giudicare." Successivamente ha parlato di "atto d'imperio del governo su un diritto fondamentale dei cittadini - quello di sapere - cui è collegato il dovere dei giornalisti di informare."
Trovo che questo discorso non sia onesto.
Secondo Mauro la libertà di stampa (si riferisce a questa quando parla di "libertà dei cittadini di accedere alle informazioni") sarebbe un valore assoluto da difendere e da proteggere sempre e comunque.
In realtà i diritti e i principi garantiti dalla Costituzione non possono essere protetti quasi mai in modo pieno perché spesso per tutelare un diritto bisogna comprimerne altri. Ormai da molti anni la Corte Costituzionale si è resa conto che il giudizio di costituzionalità su una legge non consiste tanto nel verificare se la norma ordinaria viola in modo diretto la norma costituzionale quanto nel valutare se il legislatore, nel perseguire con la norma ordinaria un determinato interesse costituzionalmente garantito, non abbia compresso in modo eccessivo altri interessi costituzionali.
Questo metodo di scrittura delle norme e loro giudizio è stato ribattezzato "bilanciamento degli interessi". La Corte Costituzionale mette sui piatti della bilancia i due (o più) diritti costituzionali contrapposti e verifica se il legislatore ha sacrificato troppo da una parte per garantire dall'altra.
Un esempio di legge bilanciata: la legge sul diritto d'autore.
Secondo l'art. 41 della Costituzione "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali."
L'art. 41 della Costituzione contempla due interessi contrapposti che vanno bilanciati fra di loro: la libertà dell'iniziativa economica privata e la finalità sociale di cui si deve occupare lo Stato attraverso la legge.
La legge sul diritto d'autore da un lato tutela l'iniziativa economica di autori ed editori ai quali è data l'opportunità di sfruttare commercialmente le opere (fino a 70 anni dalla morte dell'autore) e dall'altro lato bilancia l'interesse privato con i fini sociali (stabilendo i termini entro i quali l'opera diventa di pubblico dominio).
Le discussioni a proposito della legge sul diritto d'autore non riguardano l'esistenza di un limite temporale al diritto d'autore ma l'opportunità della sua durata (70 anni: troppi?).
Clicca qua per leggere la seconda parte.
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