giovedì 30 agosto 2007

Torna alla luce un pezzettino di Traumfabrik

1977: BOLOGNA
Nella città più Sovietica dell’Occidente, alcuni giovani sperimentano modi di vivere alternativi. Destinati a diventare operai ed impiegati, sognano invece una vita da rockstar e decidono di essere musicisti, pittori, scultori, registi.

1977-1983: VIA CLAVATURE 20
In un appartamento nelle adiacenze di Piazza Maggiore già occupato dal Movimento del ‘77, Huber, Scozzari, Lavagna, Raffini e altri danno vita alla TRAUMFABRIK, studio creativo, atelier di produzione artistica e musicale ed esperimento socio-psichiatrico.
Dalle profondità della TRAUMFABRIK emerge una visione del mondo apocalittica ed uno stile di vita estremo, in sintonia con il movimento Punk e New Wave inglese e americano. I fumetti underground di Cannibale e Frigidaire (Andrea Pazienza, Filippo Scozzari e Nicola Corona). Gruppi musicali come Centro d’Urlo Metropolitano, Gaznevada, Stupid Set, Tide Toast, Snowblitz dj, Marconi Connection, Merrik Brothers, After Bomb Boys, Billy Blade & the Electric Razors e Hi-Fi Bros (Ciro Pagano, Alessandro Raffini, Giorgio Lavagna, Marco Dondini, Gianluca Galliani, Marco Bongiovanni, Gianpietro Huber, Umberto “Larry” Lazzari, Paolo Bazzani, Oderso Rubini, Fabio e Marco Sabbioni, Flavio Vecchi e Roberto Carrara). Videomakers come Grabinsky (Renato De Maria, Emanuele Angiuli). Un laboratorio di ricerca nel campo della tecnologia del suono e dell’immagine come Superfluo (Francesco Chiarini, Ignazio Orlando, Enrico Maria Serotti). Tutte queste esperienze sono riconducibili, in qualche modo, alla TRAUMFABRIK. In sei anni l’esperimento socio-psichiatrico produce opere: collages, dipinti, disegni e sculture. Il tutto assemblato prevalentemente con materiali di scarto, secondo una cultura altrettanto “trash” e marginale. Nel 1983 la stabile di via Clavature 20 viene sgombrato, le opere sono disperse e se ne perdono le tracce fra cantine e soffitte. Alla fine, tutto viene semplicemente buttato via, ricongiungendosi così al ciclo della spazzatura da dove aveva avuto inizio. Negli anni ’80 lo stabile è ristrutturato, e negli anni ’90 l’appartamento è il nido d’amore della coppia Bonaga/Parietti, icona vivente della fine del Comunismo in Italia. Il fantasma della TRAUMFABRIK continua -forse- ad abitare i muri di via Clavature 20.

11 SETTEMBRE 2007 neon>campobase

Il ritrovamento fortuito di circa 400 disegni (il Reperto 1) ha riaperto il file TRAUMFABRIK. Il caos creativo di via Clavature 20 ritorna l’11 settembre 2007 alla neon>campobase di Bologna (via Zanardi 2/5 - www.neoncampobase.com), dove Huber e Lavagna, due dei principali protagonisti di quell’esperimento, riportano in vita il progetto mettendolo a disposizione di una nuova generazione di creativi estremisti.

[dal sito http://www.neoncampobase.com/neoncb.php]


"La lingua tedesca ammette che continuamente possano essere creati neologismi fondendo fra di loro le parole, in modo da esprimere nuove idee e nuove definizioni. Traumfabrik nasce dalle parole tedesche Traum, sogno e Fabrik, fabbrica. Fabbrica dei sogni. Il nome Traumfabrik fu coniato da Filippo Scozzari quando, insieme a Giampietro Huber e a Dadi Mariotti, prese possesso di un appartamento in uno stabile occupato dal Movimento in via Clavature 20, nel centro di Bologna. Era la primavera del 1976.
(...) la Traumfabrik divenne una "Open House", nella più pura tradizione delle Factories di Andy Warhol.
Molto presto il centro della Traumfabrik si spostò dal tavolo da disegno di Filippo al giradischi accanto al divano centrale. Un giradischi che, dapprima, proponeva una versione ridotta della rotation di Radio Alice (Rolling Stones, Fela Kuti, Bob Dylan, Eric Burdon, niente Beatles), ma prevalentemente un disco, vera colonna sonora di quella primavera, un disco uscito qualche anno prima, per la verità, ma che l’arretrata cultura musicale italiana cominciava ad assorbire solo nel 1976: Here Come The Warm Jets, di Brian Eno. È strano pensare come un disco uscito nel 1973 potesse apparire così "avanti", ma la favolosa Bologna Rock non esisteva ancora. In quella Bologna dominavano i cantautori, la canzone popolare e gran dosi di musica cilena. Ma sarebbe durato ancora pochissimi mesi. Di lì a poco, l’uscita del primo disco dei Ramones avrebbe cancellato tutto il passato.
(...) Dopo lo sgombero della casa di via Clavature 20, le opere della Traumfabrik – disegni, dipinti, oggetti, sculture, collage, fotocopie – sono andate perdute nel corso di vari traslochi (la maggior parte sono state semplicemente gettate via da anonimi facchini, agenti inconsapevoli della selezione naturale). Ma una cassa contenente circa 400 disegni è stata recentemente ritrovata. All’artista bolognese Alessandra Andrini è da attribuire il merito di aver salvato ciò che resta della Traumfabrik, quello che d’ora in poi chiameremo Reperto 1.
Il Reperto 1 raccoglie le uniche prove che tutto questo è successo, che la Fabbrica dei sogni ha fabbricato."
[tutto l'articolo su http://www.traumfabrik.bo.it/home/]

Una galleria dei 400 disegni nel sito
http://www.traumfabrik.bo.it/gallery/default.asp

2 commenti:

  1. Tutto abbastanza esatto e corretto. Precisiamo che Dadi abitò per pochissimo lì in Clavature. Per me fu la prima casa dopo quella materna/paterna: dopo 2 giorni dal mio arrivo, circa un mesetto dopo l'occupazione, Dadi appunto se ne andò ed i residenti fissi per 2 anni fummo Huber, Scozzari ed io (GianLuca Galliani, tastierista di Centro d'Urlo Metropolitano e quindi dei Gaznevada ... cambiammo solo nome ed entrò nella band Giorgio Lavagna). Più o meno il resto è preciso. Però il civico non era il 19? Boh! Andrò a vedere.
    Presto libro/cofanetto sulla storia dei Gaznevada scritto dal sottoscritto (che brutto gioco involontario di parole). Cazzo, è vero, ho lasciato l'auto ieri a 1 km. da qui... vado a prenderla se non me l'hanno rubata.
    Con stima & affetto! Ciao.
    GianLuca "Nico Gamma" Galliani ("DeSade.DivinMarchese)

    P.S.: di nascosto dagli altri a volte io e Huber i Beatles li ascoltavamo, in particolare Sg.Pepper ed il White Album...

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  2. ...ma tanto, anche giustamente, a Voi... che cazzo ve ne frega?
    Nico G.G.G.

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