lunedì 18 novembre 2013

Tanti saluti di Giuliana Musso


Tanti saluti

di Giuliana Musso
con Beatrice Schiros, Gianluigi Meggiorin, Giuliana Musso
regia Massimo Somaglino

Tanti saluti è il titolo di un'opera teatrale scritta da Giuliana Musso, diretta da Massimo Somaglino e interpretata dalla Musso assieme a Beatrice Schiros e Gianluigi Meggiorin.
Giuliana Musso ha svolto una ricerca sul rapporto che la società contemporanea ha con la morte, intervistando medici, infermieri e altre figure professionali che lavorano abitualmente a contatto con persone in fin di vita. Dalle testimonianze raccolte l'autrice ha ricavato dei brevi e seri soliloqui che sono stati inseriti in un'opera dall'impostazione comica. In Tanti saluti c'è una continua alternanza fra i due estremi del comico e del drammatico, che è la peculiarità dell'opera e il punto di partenza più interessante per costruire una riflessione.



Come detto, in Tanti saluti c'è alternanza netta fra comicità e drammaticità. La comicità è creata dall'autrice innanzitutto facendo indossare agli attori dei nasi rossi da clown, una sorta di simbolo del comico. Lo spettacolo inizia proprio con l'entrata in scena dei tre clown, che propongono un tipo di comicità raffinato, fatto di battute briose, sketch surreali, capacità degli attori di impersonare un'ampia varietà di personaggi (indossare i nasi rossi è solo il punto di partenza), utilizzo di oggetti con funzioni diverse da quelle originali (per esempio sul palco una multipresa diventa una cornetta del telefono) e soprattutto bravura nella recitazione.
L'interruzione delle scene comiche, e la loro sostituzione con i soliloqui drammatici, è sempre improvvisa. Dai soliloqui traspaiono soprattutto la presa di posizione della Musso contro l'accanimento terapeutico e la constatazione che la medicina sta diventando una tecnica arida slegata da sentimenti di pietà dei professionisti nei confronti dei morenti e dei loro cari.


Perché in Tanti saluti c'è l'alternanza fra comico e drammatico? Prima di rispondere (o tentare di rispondere) voglio soffermarmi sui diversi modi in cui il comico e il drammatico sono stati rappresentati nell'opera.
Innanzitutto i tanti sketch comici hanno per protagonisti di volta in volta dei morenti che vanno incontro in prima persona al loro destino, mentre nelle parti drammatiche vengono riportate in terza persona le esperienze dei medici e di altre persone che devono occuparsi persone in fin di vita. Questo implica che nel primo caso ci sia narrazione e nel secondo emerga in maniera esplicita la riflessione etica dell'autrice. Forse è per questo che le due dimensioni sono portate in scena con tecniche rappresentative diverse, dialogo nel caso delle scene comiche e soliloquio nel caso di quelle drammatiche: per fare un paragone con il campo letterario le prime sono assimilabili alla narrativa (nella quale sovente ci sono dialoghi) e le seconde alla saggistica (nella quale la forma del dialogo è poco frequente). Altra differenza nelle modalità di rappresentazione - anch'essa riconducibile alla dicotomia narrativa/saggistica - è l'utilizzo di oggetti di scena nelle parti comiche e la loro assenza nei soliloqui.
Dunque Tanti saluti non è solo un incastro fra comicità e drammaticità, ma anche fra esposizioni riconducibili a modalità narrative e saggistiche, e fra punto di vista dei morenti e di chi sta loro attorno. La dualità comico/drammatico è solo la contrapposizione più appariscente, che a uno sguardo più approfondito si rivela legata ad altre contrapposizioni.


Posto che dalle ricerche condotte per appurare l'atteggiamento di medici e altri soggetti di fronte alla morte dei pazienti la Musso ha notato una diffusa anaffettività, la scelta di usare la comicità in contrapposizione al tono drammatico dei soliloqui potrebbe essere letta come una reazione indignata dell'autrice a uno stato delle cose deplorevole. La frattura fra comicità e drammaticità potrebbe anche simboleggiare la distanza incolmabile fra morenti e medici, con i secondi sempre meno inclini a tenere conto delle esigenze dei primi.
Discorso etico a parte, la frattura è anche fra chi se ne va e chi resta, irrimediabilmente divisi e situati su due sponde distanti e inconciliabili. Tanti saluti è uno sguardo caleidoscopico sulla morte. Non può essere uno sguardo univoco e non può essere uno sguardo entro un orizzonte noto ed esplorato, perché la morte è un'incognita che sfugge a qualsiasi possibile comprensione, e divide chi l'ha raggiunta e chi rimane fra i vivi. Forse in Tanti saluti convivono comicità e drammaticità perché la morte è un'esperienza troppo importante e totalizzante per non racchiudere nel proprio spettro tutti i sentimenti umani.

Visto il 14 novembre 2013 al Teatro di Pergine.

Recensioni:
Il Tamburo di Kattrin.
Non solo cinema.
Sipario.

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