lunedì 1 giugno 2015

Il razzismo immaginario dei giornalisti di Repubblica


Sabato 30 maggio ho scritto un articolo sul modo in cui il Corriere della Sera ha titolato la notizia dell'uccisione di una donna da parte di tre zingari a Roma e sulle critiche mosse a quel titolo da parte di Alessandro Gilioli, giornalista del Gruppo Editoriale L'Espresso.
Oggi sono stati catturati due latitanti che erano a bordo dell'automobile che ha investito la donna. Ho appreso la notizia leggendo un articolo di Federica Angeli ed Emilio Orlando pubblicato nel sito di Repubblica.

Memore delle osservazioni di Gilioli, nell'articolo ho notato due stonature, per così dire.
Innanzitutto nell'articolo di Repubblica c'è scritto che gli investigatori hanno ascoltato "decine di persone, tra testimoni e nomadi."
Parafrasando il primo punto dell'articolo di Gilioli si potrebbe sostenere questa tesi: se le persone italiane interrogate dagli investigatori sono dei "testimoni" mentre le altre persone interrogate dagli investigatori sono dei "nomadi", il messaggio nemmeno troppo subliminale è che i nomadi non sono testimoni, quindi non appartengono alla società civile.
Si potrebbe accusare Repubblica di istigare al razzismo: l'articolo suggerisce che i nomadi non sono dei veri testimoni. Perché non sarebbero dei veri testimoni? Sono per caso inaffidabili? I nomadi sono abituati a raccontare menzogne? Tutti i nomadi sono dei bugiardi? La risposta la sanno solo gli autori dell'articolo...

In secondo luogo nell'articolo di Repubblica i giornalisti presentano la donna uccisa come una filippina ma omettono di specificare che i due presunti assassini sono zingari. Che le due persone catturate siano rom lo si apprende solo nella seconda metà dell'articolo leggendo una frase tra virgolette attribuita al Ministro Angelino Alfano.
Non sono proprio Repubblica e i suoi giornalisti a sostenere che è sbagliato indicare che una persona è straniera o zingara? E allora per quale motivo è stata indicata la nazionalità della donna?
Gilioli ha criticato il titolo del Corriere perché c'era scritto "donna" da una parte e "rom" dall'altra. La presunta discriminazione, rovesciata, è presente nell'articolo di Repubblica, dove c'è scritto "ragazzi" da una parte (senza specificare che sono rom) e "donna filippina" dall'altra parte.
Io la vedo come un'ammissione implicita del fatto che indicare la nazionalità di una persona fa semplicemente parte della descrizione neutra dei fatti. E' una prova che spesso il razzismo esiste solo nella testa bacata di chi vuole vedere a tutti i costi un razzismo che in realtà non esiste.

Nessun commento:

Posta un commento