mercoledì 4 maggio 2011

Graphic novel: obiettivo raggiunto

Diego Cajelli racconta un aneddoto tristissimo su fumetti e graphic novel.

Nei commenti c'è un intervento di Matteo Stefanelli che non riesco a capire:
"uff. Campi rieducativi per librai e giornalisti?"

Cosa c'è da "rieducare"? Negli ultimi anni chi ha spinto per l'utilizzo del termine "graphic novel" puntava proprio a imporre quei significati di "graphic novel" e "fumetto" raccontati da Cajelli nell'articolo...
Era chiaro almeno da un lustro che con l'utilizzo del termine "graphic novel" si sarebbe raggiunto questo risultato. Perché lamentarsi proprio ora?

Per quel che mi riguarda spero che il mercato delle graphic novel crolli (oddio, prima di crollare un mercato dovrebbe esistere), così il problema sarà risolto alla radice. Tanto le cose migliori arrivano dall'estero: le edizioni italiane non sono indispensabili.

4 commenti:

  1. Luigi, spiegazione del mio "intervento": fare ironia su quei librai o giornalisti che non hanno ancora capito il senso della distinzione. L'ho detto mille volte: è il senso della complessa integrazione tra formati e formule, tra periodici e 'librarizzazione'. Che non è questione di bambini versus adulti, ma nemmeno di snobismo versus parlacomemangi. Sbaglia chi ne fa una questione puramente di target, come chi ne fa una questione di solo formato, o chi ne fa una questione di legittimazione. Purtroppo (vista la tendenza di molti a semplificare) il boom del graphic novel non si spiega e non si liquida né augurandosi che 'crolli' (e non crollerà, anzi), né illudendosi che serva solo a distinguere lettori bimbi da lettori adulti, o oggetti carta grandi da oggetti di carta piccoli.
    L'ambiguità del termine esiste e ce la terremo ragionevolmente per sempre. Dovremo quindi farci i conti e affrontarla, invece che rifiutare (o venerare) un termine. Ciao

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  2. Cosa avete fatto, voi due!?
    Parlando di "campi rieducativi" avrete sicuramente fatto saltare sulla sedia quelli di fumettodautore.com!
    Che adesso scateneranno un salace dibattito sul mondo dei fumetti in mano ai comunisti che non vanno neanche alla beatificazione del papa.
    AAAgh! Quanto vi odio!

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  3. Mamma mi che pesantezza Luigi con questa questione… e poi addirittura augurarsi un crollo… e allora perché non iniziamo una crociata? O magari un rogo? ;)

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  4. Non credo nemmeno che questo estremismo serva a molto. Nemmeno il catastrofismo.

    Per fare una valutazione forse servirebbe un campione più ampio di UN commesso di UNA libreria su tutto il circuito nazionale.
    Altrimenti prendo UN commesso di UN'altra libreria mega-esperto di fumetto per dimostrare la tesi contraria.

    Certo, finché la grande distribuzione fornirà le librerie di fumetti, manuali di cucina, gadget come fosse tutta roba da un tanto al chilo, e gli editori non faranno niente per farsi conoscere (non lo fanno con le fumetterie, figurarsi con le librerie), cambierà ben poco.

    Il fumetto (graphic novel o meno) resta ancora in gran parte un oggetto estraneo nelle librerie di varia. Editori misconosciuti, autori anonimi, informazioni a zero.

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