giovedì 17 marzo 2011

Manuele Fior vittima delle invenzioni del Corriere della Sera


Sul Corriere della Sera del 20 febbraio è stato pubblicato un articolo su Manuele Fior, la cui ultima opera intitolata Cinquemila chilometri al secondo ha vinto il premio come Miglior fumetto all'ultima edizione di Angouleme, il Gran Guinigi a Lucca Comics and Games e il premio Top Ten Lo Spazio Bianco.
Nell'articolo, che è frutto della rielaborazione di un'intervista, compaiono delle frasi fra virgolette attribuite direttamente a Fior, fra cui questa:
"Blankets ha fatto capire che l'unione di disegni e parole poteva raccontare una storia compiuta, come un film o un romanzo, ma in modo diverso. E' un'altra cosa rispetto ai fumetti seriali che di solito sono di genere, polizieschi, o di fantascienza... Il fumetto autoriale può parlare di tutto, di qualsiasi aspetto della realtà, anche delle vite delle persone. Dylan Dog, Tex, Diabolik vanno benissimo, ma con i fumetti si può fare anche altro."

In un commento scritto su House of Mystery l'autore afferma di non avere mai detto quelle cose al giornalista:
"Colpa mia inesperienza, il giornalista ha editato una lunga chiacchierata molto informale e poi ci ha ricamato come gli pareva giusto. Alla domanda su cosa ne pensassi di Blankets (una delle poche graphic novel conosciute dall'intervistatore ) ho risposto che ha sdoganato il genere graphic novel al grande pubblico. Non mi sarei mai sognato di dire che "Blankets ha fatto capire che l'unione di disegni e parole poteva raccontare una storia compiuta", perché non mi passa neanche per l'anticamera del cervello."
A proposito del fumetto seriale afferma:
"Riguardo al fumetto popolare / seriale: io vengo dal fumetto popolare, americano. Continuo a leggerlo, continuo a imparare dagli autori che lo fanno. Faccio fumetto autoriale. Le due cose stanno bene assieme, punto.
Purtroppo la stampa a grande livello appiattisce e nel peggiore dei casi travisa dei contenuti specialistici per farli digerire ai lettori neofiti (in questo caso del fumetto), potete immaginare con quale mio disappunto."
E poi liquida così la vecchia e dimenticabile diatriba "fumetto seriale/autoriale":
"Queste distinzioni sono vecchie come il cucco. In Francia non esistono più. Gli autori migrano da serie a one shot a graphic novel. Popolare o autoriale sono la stessa cosa."


D'accordo, possono capitare cose ben peggiori (ne sa qualcosa Sara Pavan), però neanche un'invenzione di questo tipo rientra fra le "carinerie"...
Leggendo l'intervista originale sul Corriere più di una persona potrebbe pensare - come l'anonimo che ha commentato su House of Mystery - che Fior "è presuntuoso, ed evidentemente i due premi hanno fatto salire a galla quella presunzione. Cioè si è sentito abbastanza forte per esternare cose che prima si era limitato a pensare. Un po' di delirio di onnipotenza, insomma, peraltro favorito dalla giovane età."
Senza scordare che sul Corriere c'è un'assurda contrapposizione, messa in evidenza dal sito Fumetto d'Autore, fra fantascienza (il fumetto autoriale "E' un'altra cosa rispetto ai fumetti seriali che di solito sono di genere, polizieschi, o di fantascienza...") e... fantascienza (il prossimo fumetto di Fior sarà "Una storia ambientata nell’Italia del 2050. Un po’ di fantascienza di anticipazione: racconto come una famiglia qualunque reagisce alla notizia che una civiltà extraterrestre ha cercato di contattare invano la nostra"; si tratta di un'altra frase virgolettata presente nell'intervista).

Non prendete la frase "racconto come una famiglia qualunque reagisce alla notizia che una civiltà extraterrestre ha cercato di contattare invano la nostra" come uno scoop sul prossimo libro di Fior. Anche quella è un'invenzione del Corriere, come precisa Fior:
"Nell'articolo compare: "racconto come una famiglia qualunque reagisce alla notizia che una civiltà extraterrestre ha cercato di contattare invano la nostra." Non so cosa dire, nel libro non succederà niente di tutto ciò.
Altra cappella: "I fumetti non sono un romanzo illustrato, come diceva Hugo Pratt". Chiaramente Pratt parlava di "letteratura disegnata". E' vero pero' che non condivido questo punto di vista.
"

4 commenti:

  1. Ho l'impressione che a volte sia davvero utile un ufficio stampa.

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  2. e anche ho l'impressione che ci dovrebbe essere molta più gente a cambiare lavoro...^_^

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  3. Premessa numero uno: credo alle precisazioni e ai chiarimenti di Fior.
    Premessa numero due: massimo rispetto per il Giornalismo e chi lo pratica, rimettendoci a volte la pelle o passando seri guai.
    Nel merito: le interviste dovrebbero essere sempre registrate o videoregistrate con consegna di una copia all'intervistato.
    La mia è' un pò una provocazione, ma visti i sistemi adoperati da alcuni giornalisti, la mia proposta potrebbe essere valida.
    Non solo per chi è intervistato, ma anche per noi lettori che, leggendo notizie errate o false, siamo indotti a fare commenti fuori luogo.
    Ad esempio, passando a un evento drammatico, per un paio di giorni dopo il terremoto in Giappone su alcuni quotidiani on line - e penso in Tv che non vedo molto - si è detto che a causa del sisma l'asse terrestre si sarebbe spostato di dieci centimetri.
    Notizia che anche ad un profano come me pareva una enorme fesseria e che poi è stata smentita ed è svanita del tutto.

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  4. Ma questo paragrafo
    "Blankets ha fatto capire che l'unione di disegni e parole poteva raccontare una storia compiuta, come un film o un romanzo, ma in modo diverso. E' un'altra cosa rispetto ai fumetti seriali che di solito sono di genere, polizieschi, o di fantascienza... Il fumetto autoriale può parlare di tutto, di qualsiasi aspetto della realtà, anche delle vite delle persone. Dylan Dog, Tex, Diabolik vanno benissimo, ma con i fumetti si può fare anche altro."
    Non l'aveve scritto D'Orrico qualche mese fa, in un articolo pieno sciocchezze citato anche da questo blog??

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